Alba spumosa, ci sorprendesti offuscati e soli,

mentre andavamo per sempre.

Io sulla camionetta sudicia e un involucro
prezioso tra le braccia.

Fissavo attonita i fucili appoggiati sulle
spalle.

Guerriglieri accompagnavano il nostro addio.
E la sabbia ricopriva tutto.

Tra le dune scivolose, rare capanne. Uscivano
gridando i bambini e le donne

tendevano il braccio.

Aspetta.

Questo è l’estremo saluto.

Ancora l’angoscia non ha invaso i loro volti.
Ne percepisco il sentore.

Ora mi accorgo di avere le labbra salate.

Ma il cielo è terso, limpido, ceruleo. Fuggo
dalla morte e la porto con me.

Se non fosse per il viso sereno dei
fanciulli.

Lontano si delinea l’Oceano.

E vedo ferruginosa e pesante un’ottusa nave da
guerra.

Un guerrigliero alza il mantello rosso al
vento, l’altro afferra due lembi.

Ondeggia fluttuante come pesce marino, il
mantello rosso.

E si alza dall’ottusa nave da guerra una
libellula d’acciaio.

Mio padre dice: – L’elicottero sarà qui tra
poco, corri.

Ma le mie gambe si muovono a stento.

Da poche ore tenera pulsante creatura è sorta
dal mio ventre.

Ora stringo al petto il prezioso involucro.

La libellula si alza. Mio padre gesticola
frenetico.

Ma non sento la sua voce. E mi giro.

Vedo il guerrigliero con il mantello rosso.

È molto giovane, come me. Forse ha diciotto
anni.

E nasconde il torace con il mantello rosso.

Sorride.

– Ora tornerà a prendere anche te – mi dice.

– E tu non vieni?

La sua testa ondeggia. Come il mantello
rosso.

E tiene il fucile a tracolla. Ma il sorriso è
candido, aperto, innocuo.

Nella libellula, circondata da pareti
d’acciaio, osservo per l’ultima volta.

E vedo un lungo cordone di guerriglieri
circondare la spiaggia.

Poi al centro un mantello rosso.

Che fluttua, si contorce, si allarga.

Scarica il racconto