Io sono mezzo e mezzo!… Però…TC
"Io sono mezzo e mezzo!… Però…"

 

È
veramente duro! Non vorrei essere frainteso: quando dico “è duro” non intendo
lo slogan della Padania. Ma ci pensate! Sto davanti a lei a scrivere, a parlare
e a buttar fuori quello che ho dentro!

So
che sono pesante. Sì, pesante e noioso; avrei preferito qualcosa di più
divertente ma è questo che richiede il momento. Adesso vedo gallerie affollate
di gente, luci che sembrano il paradiso ma tutto questo mi crea disagio e molta
rabbia. Vedo tutti contenti, coraggiosi, generosi e a me viene in mente quel
mercato e quei viali con quella gente così bisognosa ma serena, che sembra non
avere alcun problema. Loro hanno la convinzione che le persone come me vivano
felicemente. Forse sì, qualcuno è felice, ma molti si illudono di esserlo. Non
mi sto lamentando, forse si capirà. Ho appena parlato al telefono con un
fratello in Senegal.


Hallo, chi è?


Sono Bara, con chi vuoi parlare?


Veramente stavo cercando te . Mi hanno detto che hai chiamato poco fa.


Sì, ti avevo telefonato io. Sai grand frère, qui la vita è molto dura –
mi dice con un filo di voce.


Che problema c’è? – chiedo io, senza preoccuparmi troppo: so che dietro quel
tono di voce ci sarà la solita richiesta di denaro.


Domani è il 24 dicembre. Dovrò andare al concerto e poi a ballare; ti ricordi
che il 24 è la giornata in cui tutti noi usciamo a divertirci con gli amici,
specialmente con le ragazze, e io con la mia. Dovevo comprarle il vestito, le
scarpe, il biglietto. Ti ho chiamato due giorni fa per sapere se potevi darmi
una mano perché se non sarò in grado di far fronte a questo, passerò una
giornata terribile – il tono della voce era sempre più triste, quasi
commovente.


Sì fratello, non ti preoccupare. Adesso che ore sono lì? – nonostante tutto,
non volevo dargli un dispiacere e, come sempre, sapevo che non mi sarei tirato
indietro.


Sono le 3 e mezzo.


OK, proverò a chiamare lo zio. Però mi devi dire quanto ti serve esattamente.


Mi basteranno 75.000.


75.000 cosa?


75.000 CFA.


Per una serata?!! –  esclamai io
sbalordito.


Ma sì, io e lei dovremo essere come due stelle. Tutto il paese dovrà vederci
brillare.


Ma che ti frega del paese? – dissi io, pensando alla superficialità con cui i
miei fratelli affrontavano la vita.


Come, che me ne frega?! Tutti diranno che sono un povero, che non ho niente,
che non posso neanche vestirmi per la serata.


Ma scusa, la tua vita non è tutta legata a domani sera.


Ma io non voglio che quelli pensino così!


Va bene, adesso chiamo lo zio e ti darà le 75.000 CFA, però pensaci bene, pensa
anche alla settimana prossima. Se ti ricordi quello che diceva papà: “Il domani
non mangia ma comunque bisogna considerarlo!”


Ma sì, lascia perdere, quelli sono detti popolari – Rispose Bara ormai
rassicurato del fatto che avrebbe avuto i soldi.

Sentii
il bisogno di parlare della mia situazione.


Fratello, vuoi che ti racconto di me? Qui è bellissimo, straordinario, sembra
una festa del paradiso, ma io ho esigenze opposte alle tue. Come vedi tutto
quello che tu desideri, qui per me qui è normale, anzi potrei dirti che in
questo momento non mi manca niente, ma si fa per dire. Mi mancate voi, voglio
dire tu, papà, lo zio, la, zia, e tutti. E quando dico voi, intendo anche le
vostre opinioni di me, della mia vita. A proposito, cosa hanno detto i parenti
quando hanno sentito della mia storia?

E
Bara, senza alcun problema:


Mi hanno chiesto subito di sposarmi, per paura che anch’io possa diventare un
uomo perso come te, un uomo senza speranza, senza ritorno, senza nessun tipo di
stabilità.


Ma tu che ne pensi? – chiesi con curiosità.


Sai, come dice la tradizione, noi dobbiamo avere le mogli vicine ai genitori.
Non possiamo convivere, essere indipendenti, le nostre mogli devono aiutare
tutta la famiglia. Se ci fa piacere o no, loro lo pretendono in ogni caso, per
la loro dignità e il rispetto nei loro confronti, quindi, secondo me, anche se
ci brucia, dobbiamo farlo sperando che i nostri figli facciano altrettanto
oppure dovremo essere in grado di accettare le loro scelte.


Sì va be’, ma non puoi essere così brutale, secondo me ogni strada ha un
inizio, quindi prima o poi qualcuno dovrà iniziare la strada – replicai io
sperando di trovare in mio fratello la voglia di discutere a fondo di una
questione così importante.


Ma sì, a proposito sai che Aliou ha portato al villaggio quella ragazza di
Dakar e dopo serate e nottate di pianti, discussioni, riunioni e incontri vari
l’hanno accettata?.


Ma cazzo, come ha fatto lui – (in quel momento stavo parlando in italiano).


Cosa stavi dicendo, non ho capito?


Scusa fratello, sono abbastanza confuso, più problematico di te, mi sento di
avere più difficoltà di te – dissi certo del fatto che non avrebbe sicuramente
capito o creduto alle mie parole.


Come, tu lavori, mandi i soldi a casa, mantieni tutti, aiuti tutti. Lo che sono
un disoccupato, non faccio mai niente dalla mattina alla sera, penso solo alle
mie fanciulle, e tu mi vuoi dire che hai più problemi di me!


Sì, ho più problemi di te, perché vivo in un mondo diverso dal tuo, con delle
problematiche diverse dalle tue, tutto ciò che puoi immaginare è completamente
diverso dalla realtà. Quello che voi pensate o quello che pensavamo, io qui lo
vivo come un sogno e continuo a sognare, ma per dirtelo francamente lo sognerò
per sempre. Adesso mi viene voglia di stare per sempre qui senza sentirvi o
informarvi su ciò che sto facendo non perché sono cattivo, ma dovrei fare una
lotta continua per farvi capire e non so se ne vale la pena.


Io non ho capito niente, spiegati meglio.


Qui è tutto un altro mondo, talvolta mi capita di avere due lettere per delle
settimane senza aprirle, sai come dicono a Milano? Il tempo costa. Non so se mi
capisci, forse dovremmo vederci di persona. Qua c’è solo il lavoro, si lavora
peggio degli asini. Normalmente gli asini al ritorno dal lavoro vengono
riportati al loro posto e curati: io sono come un asino ma devo fare tutto da
solo o con persone come me.


Ma tu mi avevi detto che convivi? Tua moglie cosa fa?


Lei è peggio di me o tre volte peggio di me.


Come, tua moglie va a lavorare?


Eh sì, se non va a lavorare chi la mantiene?


Tu, logicamente!


Meglio che tagliamo corto, forse capirai da solo o farò in modo di farti
capire.

Quella
telefonata durò più di un’ora, guardo l’orologio, sono le quattro e mezza,
dico:


Cavoli, sto spendendo un sacco di soldi, poi sono sicuro che pagherà lei e io
non voglio.


Lei chi?!


La mia ragazza.


Da quando in qua la ragazza paga per il ragazzo?


Te l’ho detto, non voglio ripeterlo, qui è un altro mondo, quasi posso dire un
altro pianeta, è diverso più di quanto voi immaginiate. Spero che un giorno
riusciremo a capirci davvero: papà, mamma, zio, nipoti e tutti.


Mi sa che tu stai dando i numeri, stai dicendo delle cazzate mostruose.


Va be’, spero che arriverà il giorno, comunque per farti un altro esempio io a
casa con la ragazza mi sento a disagio, ma è un disagio positivo: sono
contento, felice ma nello stesso tempo triste e amareggiato per via delle cose
che mi condizionano, mi fanno pensare, mi mandano fuori di testa, cosa devo
fare? Piango spesso e so il perché. Stavo cercando la luna e ho trovato luna,
sole e l’étoile filante, ma non so cosa fare, lei mi fa sentire così
bene, così tranquillo. Veramente. A causa di altri mi sentirò sempre colpevole,
pensieroso, prigioniero, ad affrontare una vita difficile. Questo mi manda
fuori di testa! So che non sarà facile, comunque io ci proverò. Ma continuo a
non sapere cosa fare. Mi sparo? No. Vado via? Dove? Resto? Dimmi cosa devo
fare, quello che sento è più forte di me, non l’ho mai provato in vita mia.
Forse tu non riesci a capire, mettiti al posto mio, dimmi cosa devo fare. Io mi
sento proprio “mezzo e mezzo”: manca sempre una metà ! Adesso la testa è fuori,
non capisco più niente, non posso vivere senza di voi, non posso vivere senza
di lei. Ditemi voi.


Ma tu stai sognando o sei ubriaco, come ti vengono in mente certe idee? Come
puoi pensare queste cose? Perdonami Modou, il matrimonio di tuo padre e tua
madre è stato deciso in 12 ore, da parte di entrambe le famiglie, senza
obiezioni da parte loro. Adesso sembra che tu stia facendo il politico, il
conferenziere che vuol convincere tutti a credere delle cose che non sono mai
esistite a questo mondo e finché noi ci saremo non esisteranno. Combatteremo
notte e giorno, in qualsiasi momento, per mantenere l’usanza dei nostri
antenati: i grandi hanno sempre deciso per noi, noi decideremo sempre per i più
piccoli, e la potenza ed il potere sarà sempre nelle mani dei più anziani. Mio
nonno mi diceva: il bambino può restare in piedi, guarda lontano e non vede
niente. L’anziano, da sdraiato, vede molto più lontano del piccolo, quindi se
vuoi stare con noi devi accettare altrimenti sei fuori dalla tribù, sarai la
pecora nera che ci macchierà per sempre. Come facciamo ad annunciare che Modou
si è sposato con una bianca?! Ma poi il matrimonio lì com’è?


È come lì, solo che qua decidiamo noi due e da voi spesso decidono le famiglie.


Come decidete voi due?


Decidiamo noi, ci vogliamo bene, ci amiamo, diciamo che vogliamo sposarci, lo
comunichiamo ad entrambe le famiglie e, se non dovessero accettare, noi
comunque ci sposeremo.


Comee? Vi sposerete?  – Sentii la zia urlare dall’altra parte del
telefono, stupita del fatto che due ragazzi decidano di fare la loro vita in un
modo così autonomo. – Ma questo è il mondo dei tubab. Tu sai che non sei un
tubab, sei senegalese, tu sei l’uomo della foresta, devi rispettare i tuoi
valori, la legge, la legge stabilita dai tuoi antenati che si è usata fino ad
ora. Comunque resterai sempre del nostro sangue. Noi non vogliamo che il nostro
sangue si perda e non si troverà mai. Dovrà essere sempre vicino. Non vogliamo
incontrarlo un domani mischiato con un sangue sporco, se ti sposi con una
bianca o convivi vuol dire che fai una cosa che non ha mai fatto nessuno di
quelli che conosciamo o quelli che abbiamo sentito.  Questo vuol dire perdere la dignità che ci ha contraddistinto
fino adesso, comunque se vuoi sposarti noi ci spezzeremo in due per trovare la
moglie che ti piace.


Ma se voi non sapete dov’è?! Ce l’ho qua. Quella che mi piace è qua. Vuoi che
te la passi o ti legga una sua lettera mandata a sua sorella, così capirete che
tipo di persona è?

 

Carissima Iggia,

ti scrivo un po’ perché
non riusciamo mai a trovare un momento per noi, per parlare tranquillamente dei
fatti nostri e un po’ perché comunque è difficile a volte dialogare senza
problemi e senza venire fraintesi. Tu sai quanto ci vogliamo bene e sai che non
ci può essere niente che potrà cambiare questo legame, vero? Anche se a volte
discutiamo, ci “becchiamo” o non vediamo le cose nello stesso modo, non credo
che sia un motivo per dubitare del nostro legame. Certo, a volte non mi sento
completamente a mio agio a raccontarti certe cose, non perché io abbia problemi
a farlo, ma semplicemente perché tu sei troppo protettiva, ansiosa e a volte ho
l’impressione che tu non abbia molta fiducia in me. Ho 35 anni, non sono più
una bambina, anche se a volte mi sento così: non vorrei crescere, ma la vita
richiede di farlo. Non mi sembra di essermi mai comportata in modo tale da
preoccupare te o la mamma e il papà, sono una persona normale che cerca di
essere sempre corretta e di vivere la propria vita nel migliore dei modi e soprattutto
senza ledere la libertà altrui. La mia vita sentimentale: so che tu saresti
felicissima se io decidessi di sposarmi, avere un bambino e vivere una vita
“normale”, tranquilla, ma trovi giusto che per essere contenta e tranquilla tu,
io debba fare una cosa di cui non sono assolutamente convinta, che non sento?
Sai quante volte ho pensato che vorrei tanto un bambino per poter far felici la
mamma, il papà e te? Io ho sempre pensato (quando ero ‘piccola’) che avrei
voluto avere un figlio (anzi più figli, almeno 3 o 4) intorno ai vent’anni, per
poter crescere con loro, essere giovane e soprattutto fare tante cose insieme e
comunque poter vivere anche una vita mia, una volta che loro fossero cresciuti.
Questo è stato un sogno, come vedi non ho concluso niente.

La mia storia con
Pietro mi ha segnato e insegnato molto, anche se in negativo: è stata la
persona più importante per me, anche perché 10 anni (dai 21 ai 31) credo non
siano da sottovalutare, soprattutto per tutte le vicissitudini del rapporto.

Quando sostengo che al
momento non ho voglia di legarmi a qualcuno, di avere una relazione “classica”,
“noiosa” non vuol dire che faccio la bella vita fregandomene di tutto e di
tutti, non fraintendere. È subentrata una paura folle di avere una vita
“piatta”, forse perché, dato che con Pietro non era piatta (a parte gli ultimi
periodi) e visto com’è finita, penso che tutte le altre non potrebbero che
essere così. Insomma tu sai come sono complicata e difficile (me lo dice anche
la mamma), ma sono così e cosa ci posso fare?

L’amicizia: non potrei
vivere senza amicizia. Addirittura metto al 1° posto l’amicizia, poi l’amore. È
sempre stato così. E comunque per me l’amicizia è e deve essere qualcosa di
naturale, non forzato, dove non esistono formalismi, ipocrisie, opportunismi.
Sono sempre stata alla ricerca di questo tipo di rapporti e fortunatamente a
volte li ho trovati, anche se con risvolti diversi. Adesso che finalmente ho
trovato un gruppo di persone che sono esattamente come ho sempre cercato, con
cui sto bene, mi diverto, sento lo spirito di gruppo e nello stesso tempo il
rispetto per l’individuo, mi trovo quasi a dovermi sentire in colpa per il
fatto di essere in un periodo positivo. Iggia, veramente a volte non so perché
sei così: quando esco e incontro queste persone e ti dico che mi sono divertita
ecc. non fai altro che chiedermi “chi sono?”, “cosa fanno?”, e non ti preoccupi
o meglio, non gioisci del fatto che sto bene, che tua sorella finalmente è un
po’ più serena. PERCHÉ?!

Io conosco i tuoi
amici, ma anche prima di conoscerli non ho mai dubitato del fatto che fossero
persone che tu chiami “a posto” (e poi… cosa vuol dire?!?), semplicemente
perché so che persona sei tu, che sai valutare e soprattutto sei libera di
frequentare chi vuoi. È ovvio e superfluo dire che se io o te frequentassimo
persone “particolari” non staremmo a guardare e sicuramente interverrei anch’io
(andando contro ai miei principi di rispetto della libertà altrui, e lo ritengo
ovvio anche se contraddittorio). Il mio desiderio più grande è sempre quello di
sapere la mia famiglia sana, serena, dentro e fuori, questo è assolutamente
sopra tutto e tutti.

Ti spaventa forse
l’idea che frequento persone di colore? Ti prego Iggia non deludermi: credi
veramente che il colore della pelle sia determinante? Noi siamo bianchi perché
siamo europei, se fossimo nati in Africa avremmo la pelle scura, e allora? Tu
saresti diversa dentro? Saresti da tenere lontana dai bianchi? Perché?
Sicuramente ci sono delle diversità, ma sono di tipo culturale: tradizioni
diverse, modi di vivere diversi, religioni diverse, questo sicuramente fa la
differenza, ma non significa che non si possano instaurare rapporti di
qualsiasi tipo con persone con un colore diverso. Non posso assolutamente
accettarlo. Conosco ad esempio Fadiga dai tempi della scuola, è una persona
adorabile, particolare, sincera con cui non ho mai avuto problemi di alcun
tipo: ci rispettiamo molto e, anche se ci sono stati periodi in cui non ci si
sentiva o vedeva, la nostra amicizia non è mai cambiata. Così anche con
Martine, ci conosciamo da 19 anni eppure non ci sono problemi.

Voglio dire insomma che
non mi sono mai posta il problema del colore, della nazionalità, del mestiere,
ecc. delle persone, non me ne frega niente, anzi ritengo che spesso (e questa
ne è la dimostrazione) siano persone molto più interessanti proprio perché con
culture diverse e sai, a me la “normalità “ non è mai piaciuta. Ho bisogno di
stimoli, di avere persone con cui confrontarmi, imparare e insieme divertirmi e
stare bene.

Io sento di avere molto
da dare (qualcuno dice che mi vedrebbe bene come ambasciatrice all’UNICEF !!),
e quello che faccio è sempre (tranne ovviamente qualche caso) accompagnato da
uno slancio sincero; insomma io credo in quello che faccio, comunque vada a finire.

Vorrei vedere tutti
contenti e sereni e se posso fare qualcosa per questo, io ci provo. (Non sono
comunque una crocerossina, e ho i miei difetti – tanti ­– le mie debolezze e le
mie contraddizioni, ma se non fosse così sarei noiosa: non mi piace la perfezione!!!).
E soprattutto spesso fallisco!

Ci sono delle
situazioni che vanno trattate con molta delicatezza, il perché non lo so, ma so
che purtroppo (rifacendomi ai discorsi sopracitati) spesso è così ed è
difficile esprimersi: se ti dicessi che ho una relazione con una persona di
colore, con cui sto benissimo, che sono contenta di questa cosa che vivo in
maniera assolutamente serena e positiva, che non provavo da tempo una
sensazione così, che è una persona dolcissima, con dei sani principi e valori e
con cui credo sia possibile instaurare un rapporto fuori dai canoni classici
(che mi fanno paura), tu cosa mi risponderesti?

Credo di immaginare, ma
spero sempre di sbagliarmi! Non voglio sempre dovermi preoccupare del futuro a
causa dell’età, perché la maggior parte delle persone fanno così ecc., non me
ne frega niente… non posso chiudere gli occhi e il cuore davanti al presente in
funzione di un futuro di cui non conosco niente.

Non è giusto! Tempo fa
mi ero imposta di pensare un po’ a me, di essere più egoista, per cercare di
essere un po’ più serena. Adesso credo sia giusto vivere questa storia che mi
piace, mi dà molto e mi fa sentire bene. QUALI SONO I MOTIVI PER CUI NON DOVREI
VIVERLA?

Non ho anch’io il
diritto di sentirmi libera di esprimere i miei sentimenti (anche se con molte
difficoltà) come meglio credo? A CHI FACCIO DEL MALE? Sono altre le persone che
fanno del male, non credi?

Io non sono una persona
che riesce a razionalizzare troppo, nel senso che non riesco a fare discorsi
del tipo: cosa mi riserverà il futuro, che senso ha questo, cosa succederà,
ecc. o meglio, anch’io mi pongo tante domande (spesso penso troppo, e questo
non è bene), ma credo che tutto sommato, sia molto meglio vivere i momenti
belli che la vita ci dà: non sarebbe giusto il contrario.

Non so come prenderai
tutto questo, ma una cosa è certa: so che quello che vuoi (e che voglio anch’io
per te, come ti ho già detto) è che io sia serena, o no?

Mi piacerebbe tanto che
noi riuscissimo a parlare come sorelle/amiche, come tra l’altro fino ad un po’
di tempo fa mi pare facessimo.

E comunque bisogna
pensare che è assolutamente normale che due persone, anche se sorelle, abbiano
idee diverse, la cosa importante è accettarle e rispettarsi.

Ti voglio un mondo di
bene… una rompiscatole come te dove la trovo?!! BACIONI.

                                                                       Daniela                      

La piccolina della
casa.                                 4.4.95

 


Hai visto fratello che i problemi esistono dovunque vai, ma c’è chi cerca di
capire o si sforza per la serenità degli altri?

Forse
il fratello non riusciva a cogliere molti punti della lettera, ma io capisco
che non è facile: certe situazioni bisogna viverle.


Si fratello, capirai – dissi fiducioso.

In
quel momento sentii pianti e grida, martellarmi la testa e il cuore: mi sentivo
quasi morto così lontano da loro e pensavo che non avrebbero potuto vedere
nemmeno la mia salma. E sentii riagganciare il telefono.

Per
settimane e settimane sentivo questo dispiacere dentro di me, che mi logorava.
Continuavo a sentirmi isolato in un mondo che ritenevo importante e ritengo
importante, anche se so che forse loro non riescono a mettere in pratica quel
famoso detto: “non esistono malintesi, esiste la mancanza di chiarezza”. In
quel momento mi sentii triste, molto triste.

Mi
volto e vedo la ragazza con uno sguardo molto dolce, capii subito che lei aveva
intuito di cosa stavo parlando al telefono. Ho cercato anche di spiegarglielo,
ma non è facile riuscire a non darle pensieri. Di colpo mi sono fatto forte e,
tutto contento, allegro, invento che domani sarà la fine del ramadan e
il giorno dopo ci sarà la festa di “Bahonan”. In pratica, si tratta di un
incontro che si fa in caso di siccità quando il Signore non manda la pioggia.


Dai cara, ti racconto come è divertente questa festa. Tutti si incontrano nei
villaggi: c’è chi prega e chi suona i tamburi. La pioggia è troppo importante.
Le donne si travestono tutte da uomini, e gli uomini, al contrario, da donne.
Ma ti immagini la fine del ramadan, dove tutti dovrebbero essere vestiti
bene, con abiti nuovi! Una giornata in cui non si dovrebbe riconoscere chi è
povero, chi è ricco e invece in questa occasione tutti si vestiranno nel
peggior modo possibile. Le donne, come dicevo, vestite da uomini con gli
attrezzi da contadini e gli uomini da contadine.

Ma
la mia invenzione non era nuova per lei.


Ah sì, come il nostro carnevale – dice lei.


Più o meno – risposi.

Capii
subito che quella festa di “Bahonan” anche se era riuscita a far scendere la
pioggia per i poveri contadini non era stata apprezzata da lei. Sicuramente era
pensierosa, preoccupata, presa dalla discussione che avevo avuto al telefono.


Va be’ cara, ti racconto un po’ di poesie del tempo. Ascolta bene, sembra
banale ma è profonda.

 

Adesso è tardi, tutto
muto, tutto fermo tranne il tempo. Ti sento andare, mi rendo conto di perderti,
non posso mandarti avanti, né indietro, per prevenire i desideri. Non posso
mandarti indietro per cancellare il passato. Tu vai ed io sto fermo ma intanto
ti sto seguendo. Meglio saperlo da subito che il tempo non si può mandare
indietro. Giustamente non ti dà il tempo. Mio nonno vuole essere il tempo, ma
peccato che non sa che lui è il tempo ma ogni tempo ha il suo tempo ed ogni
tempo ha la sua bellezza. Sì vorrei tornare ad essere bambino per sfruttare il
tempo, ma sono contento di pensarlo e rendersene conto ti fa conoscere i
valori. Per temprare è indispensabile affrontare tutte le situazioni della
vita. Quando sento “quei tempi erano belli”, vuol dire che questi tempi sono
brutti, ma è bello potersi ricordare “questi tempi”. Mi diceva il nonno: “Ricco
oggi, povero domani, povero oggi, ricco domani”, quindi non c’è da esaltarsi,
c’è solo da capire il tempo, che è sempre bello. Adesso sento le grida del
tempo che mi dice: sono tempo, non ho paure di tempeste, non mi lamenterò mai
del tempo perché sono tempo e faccio il tempo.

 

Mi
torna alla mente il proverbio che dice: “Ogni albero ha la sua stagione”. Fu in
quel momento che lei mi chiese di raccontarle ancora qualcosa legato alla
foresta e agli uomini che l’abitavano.


Ok cara, ti racconto di 2 amici che erano in cerca di fortuna.

 

Erano andati da un mago
che potevano raggiungere solo dopo due giorni di cammino. Finalmente arrivati,
dopo varie discussioni e litigi sul fatto se ne fosse falsa la pena, si
lamentarono davanti al mago delle loro varie sfighe e difficoltà. Il mago non
fece altro che consegnare una manciata di terra informandoli che, una volta a
casa, avrebbero dovuto fare un bagno utilizzandola. Quando uscirono dalla casa
del mago, Demba, che non credeva a niente di tutto ciò, non fece altro che
criticare il comportamento del mago, che non era pulito, non era simpatico e
che sembrava un ignorante.

– Per di più – diceva
Demba  – mi dice semplicemente di farmi
una doccia con la sabbia presa con le sue mani ruvide e screpolate! Non ha
scritto niente, non ha fatto nessuna preghiera, non ha fatto nessun gesto
magico e mi dice che andrà tutto bene, ma io non ho intenzione di seguire i
suoi assurdi consigli!

In quel momento pensò
di essere stato preso in giro e buttò la sabbia sotto un albero, ma Amadi, che
invece credeva fermamente a quanto suggerito dal mago, strinse la sua sabbia
tra le mani, per paura che Demba potesse fargli qualche brutto scherzo.

Dopo un po’ di tempo
per Amadi divenne tutto più facile, riusciva con successo in tutte le attività
che decideva di intraprendere, mentre Demba non riusciva a concludere niente,
tutto risultava ancora più complicato di prima e un giorno chiese ad Amadi cosa
stesse succedendo, soprattutto non riusciva ad accettare una cosa simile, visto
che si riteneva più intelligente, più esperto ed oltretutto era più “grande” di
lui.

– A te sembra che ti
piova tutto addosso, com’è la storia?!?

E Amadi gli disse: – Se
quello che dici è vero, che sei più studioso di me, più cervellone di me,
dovresti ricordarti del tuo passato e di non dare niente per scontato perché
noi dobbiamo sempre credere, confidarci e fidarci del prossimo, non abbiamo
altro. Allora adesso dovresti pensare al tuo futuro e riflettere sul passato.
Se lo fai potresti avere un futuro migliore.

Demba si fermò un
attimo, confuso, pensieroso e parlando tra sé e sé disse: “Lo cerco di qua, di
là, mi muovo, ma niente, cosa devo fare?” E Amadi gli chiese: – Stai pensando
bene? Visto che sei più esperto e più intelligente non dovresti aver difficoltà!

Demba si incazzò: – Se
credi che tutta la fortuna che hai è merito tuo, vuol dire che ti stai
imbrogliando con le tue stesse mani. Ricordati che la fortuna non è una cosa
fissa e continua, ma è come per la povertà e la sfiga. Non credere di essere il
più fortunato per sempre.

Amadi rispose: – Tu mi
parli di povertà, di sfiga, di fortuna e di credenza. Perché non riflettiamo
insieme sul nostro passato, cosa abbiamo fatto, dove siamo stati? 

A quel punto Demba
disse ad Amadi: – Io ricordo dove siamo stati noi due, cosa ho fatto con altri,
però non vedo il perché sono ridotto così e poi, cosa c’entra?!

E Amadi gli rispose
serenamente: – Io mi ricordo un brutto vecchio che secondo te era sporco ed
ignorante e che invece, dal mio punto di vista, era in grado di fare qualcosa.
Prima che ce ne andassimo ci disse di usare le nostre capacità per aiutare gli
altri e di cercare le capacità negli altri. E ci disse che l’umanità è
nell’uomo e che lo scemo è tra le persone che non si considerano tali, non è
nascosto o isolato dagli altri. Hai presente come si comporterebbe un Badolo
(cafone) di fronte ad un piatto gustoso, già pronto? Anziché ringraziare lo
getterebbe via senza nemmeno pensare al fatto che qualcuno avrebbe potuto
invece apprezzare. Quel comportamento potrebbe segnarlo per sempre. A te
qualcuno ha mai offerto un piatto che tu poi hai rifiutato?

E Demba rispose: –
Certo che no!

E Amadi: – Hai mai
rifiutato di fare un favore a qualcuno?

E Demba, sempre più
sicuro di sé: – No, mai.

Amadi ridendo gli
chiese: – Ma qualcuno non ti ha mai dato una manciata di sabbia e tu l’hai
rifiutata?

E Demba, sorpreso: – Sì
certo, quella volta, eravamo insieme! … Ma cosa vorresti dire?!?

– Se fossi in te io ci
tornerei!

– Come facciamo? Devo
ritornare e raccontargli tutto?!?

– No, non ce ne sarà
bisogno, lui capirà da solo!

Il giorno dopo erano
già in cammino e il viaggio questa volta fu molto più tranquillo, ma all’arrivo
trovarono una brutta sorpresa: il mago era morto. Rimasero turbati dalla
notizia e si trovarono in mezzo alla folla di gente che per tradizione faceva
visita alla famiglia del defunto, dopo 10 giorni dal funerale. Cercavano un
familiare che fosse stato molto vicino al mago, per poter avere dei consigli su
quanto accaduto a Demba. La persona che cercavano era una delle mogli e Demba
fu subito pronto a criticare: – Ma cosa vuoi che sappia una donna?!?

 

In
quel momento del racconto la ragazza fece una smorfia di disappunto, come donna
si sentiva un po’ offesa.

 

Amadi consigliò a Demba
di non sottovalutare la signora e questa volta il consiglio lo seguì senza
obiettare. Entrarono nella stanza della signora sinceramente provati dal
dolore. Demba era anche particolarmente preoccupato pensando di trovarsi
davanti ad una donna e per di più vedova da così poco tempo, si sentiva molto
imbarazzato. Fecero le loro condoglianze e furono stupiti dalla forza d’animo
che la donna dimostrava, notarono che reagiva con molto spirito a quanto le era
accaduto, infatti fu quasi più lei a fare coraggio a loro. Iniziò a raccontare
una storia che le era appena capitata.

Prima del loro arrivo
era entrato Makhoudia, un commerciante della zona che era in cerca di fortuna e
potere:

– Vi capisco molto
bene, ragazzi. Siete molto cortesi e piacevoli, anche se non vi conosco. Il
Vostro comportamento mi porta a pensare a quel pirla di Makhoudia appena
uscito, non perché voglio parlare male di qualcuno, come sapete la tradizione
non ci permette di parlare male di una persona non presente, ma Makhoudia forse
lo conoscete, il commerciante di Mbalakhne, che era entrato qui con molto
dispiacere, con molto dolore, facendo condoglianze, ma vi rendete conto? Oggi è
soltanto il decimo giorno dalla morte di mio marito e lui mi fa capire che dopo
i tre mesi di lutto si candiderà come marito, dichiarandosi disponibile
sentimentalmente ed economicamente per tutto questo periodo. Ma è un cafone,
uno senza cervello che usa soltanto il potere, non i sentimenti che aveva
manifestato prima. A parte il fatto che mi è appena morto il marito, ma io non
sono merce da mettere in mostra, come se fossimo al mercato. Io me ne fotto
proprio della sua ricchezza, della sua popolarità, io d’ora in poi lotterò
contro gli uomini e le persone che hanno in mente questa immagine di noi donne
considerate deboli. Come dice il poeta: ogni canzone ha un inizio e una fine.
Forse da parte mia questa sarà la fine del mercanteggiamento femminile. Sì
magari qualcuno dirà: “Da quando in qua una donna acquista o conquista certi
poteri?” ma io me ne frego, so che questa è un’opinione maschilista, io
nonostante la mia età sceglierò un uomo che mi piacerà, che amerò perché questa
storia deve finire. Mi ricorda quella gente che quando si trova in mezzo a
tante persone si sente importante, se la tira e pretende di essere riverita da
tutti solo perché ha i soldi, ma io non ci penso proprio. Aveva ragione il mio
caro marito che mi diceva sempre che le prime cose che gli avrebbero toccato
subito dopo la sua morte sarebbero state: la sua valigia sotto il culo, e la
sua donna. Basta con questi discorsi, ragazzi, non voglio offendervi, ma gli
uomini di oggi mi sembra abbiano poco cervello: ho ricevuto tantissimi oggetti,
sguardi, soldi, guardate quel cestino, tutto per farmi capire quanto tenevano a
me, ma non tutti sono spinti da un sentimento sincero. Sì, apprezzo,  ma mi domando anche cosa si aspettano da una
vecchia di 50 anni. Mah, forse il potere, i segreti del mago o forse sono
ancora bella?! Perdonatemi ragazzi, vi sto annoiando. Visto che non ci conosciamo,
raccontatemi qualcosa di voi.

Demba e Amadi si
guardarono molto perplessi. Amadi fu subito pronto e disse: – Sinceramente non
siamo venuti per il funerale, siamo venuti per chiedere scusa a suo marito
perché c’è stato un comportamento da parte nostra che lui non apprezzerebbe, ma
sono fatti della vita, sono esperienze non piacevoli. Noi siamo stati qua due
anni fa, eravamo in cerca di aiuto e di fortuna e poi uno di noi si è
comportato male, ecco perché siamo venuti qui. Perché suo marito ci aveva dato
della sabbia con cui farci una doccia affinché si avverassero i nostri
desideri, ma qualcuno non aveva apprezzato non credendo a tutto ciò e gettò via
la sabbia.

In quel momento la
signora starnutì e Amadi lo interpretò come un segnale di conferma. Demba
timidamente continuò: – So che è colpa mia.

Fu subito interrotto
dalla signora: – Bene, l’importante è non dare per scontato niente sulla terra,
perché tutto potrebbe tornarci utile, qualsiasi esperienza, occorre usare la
saggezza, poiché nessuno è al di sopra di un altro e nessuna cosa al di sotto
di un’altra cosa. Adesso potete aprire le mani che se il Signore lo vuole andrà
tutto bene. Forse ci vedremo in altri momenti più piacevoli di questi e potremo
anche discutere meglio. Sapete, la vita è come un pallone che ruota, quindi per
chi sta su una sedia o in un mondo che rotola l’importante è sapere dove si
trova e dare la giusta importanza alle cose ed affrontare il senso della
rotazione sempre e comunque. Quindi potete fare i passi che avevate fatto prima
con mio marito e non fare quello che qualcuno aveva fatto.

Si congedarono
velocemente per permettere alle altre persone di dialogare con la signora.
Appena usciti da quella casa a Demba venne la voglia di recuperare quella
sabbia, subito: non voleva perdere altro tempo.

Grazie anche a quanto
le aveva ricordato la signora attraverso il detto che l’acqua ormai caduta non
si può recuperare ma la sabbia bagnata sì, disse: – Amadi, dobbiamo recuperare
quella sabbia o qualcosa che abbiamo lasciato lì, perché anche mia nonna mi
raccontava che se vai dove c’è stata l’acqua, anche se non la trovi, troverai
sicuramente le sue tracce. Quindi dovremmo rifare la stessa strada recuperando
tutto ciò che ci occorrerà.

Dopo un attimo di
cammino il tempo cominciò a rannuvolarsi e si scatenò un temporale molto forte,
era così buio che riuscivano a malapena a intravedere il bianco dei loro denti!
Demba impallidì pensando che sarebbe stato impossibile riconoscere dove aveva
gettato la sabbia, data la quantità d’acqua che stava scendendo. L’ansia e la
preoccupazione lo assalivano sempre più, si sentì perso e anche la voce
lasciava trasparire il suo stato d’animo: “Il mio amico francese Michel mi
diceva che chi perde il suo secchio nel pozzo deve solo aspettare perché prima
o poi arriverà qualcuno che ne porterà un altro”.

 

 La ragazza, che ascoltava incantata il
racconto, a quel punto mi chiese come si fossero conosciuti Michel e Demba.


Sai che noi siamo stati colonizzati dai francesi, ma non è detto che tutti i
francesi hanno l’aspetto dei colonialisti, ci sono quelli che si sono
integrati, straintegrati. Io li chiamo integralisti tradizionali, proprio per
il rispetto che hanno delle nostre tradizioni.  

E
lei osservò: – Quindi è un francese o un tubab, come dici tu, che ha vissuto
tanto tempo in mezzo a questi negretti e conosce certi detti popolari che non
sono francesi ma sono della vostra tradizione.

Io
fui felice di poterle confermare che da noi molti bianchi si sono integrati e
che al massimo, vengono chiamati tubabudior, e che quindi l’integrazione
non riguarda solo gli extracomunitari.


Ho capito. Sinceramente non avrei mai immaginato, se tu non me lo avessi detto
o se non avessi avuto l’opportunità di stare con te, forse avrei dovuto basarmi
solo sulla realtà che ci fa vedere la televisione o il cinema, che non è mai
così veritiera. Ma ti prego continua a raccontare del cammino di Amadi e Demba.

 

– Ok.

I due, morti di
stanchezza, arrivarono sotto un albero e si addormentarono immediatamente, ma
quando Demba si svegliò splendeva un sole caldissimo, i loro vestiti erano già
asciutti e fu soddisfatto di notare che erano capitati proprio sotto l’albero
giusto e riuscì anche a distinguere il punto dove aveva gettato la manciata di
terra, ma improvvisamente si voltò verso il suo amico Amadi che era ancora nel
mondo dei sogni e disse tra sé: “Cosa dirò, cosa racconterò. So che la
ricchezza posso cercarla ma lei non mi cercherà mai, non ho mai perso niente in
vita mia e adesso ho perso qualcosa e che non potrò mai più cercare e che non
troverò mai”. Prese quella sabbia, la mise tra le sue mani e piangendo disse: –
Signore tu che ci hai mandato dal mago se è vero o se si avvererà quello che
diceva lui, che andrà tutto bene, ti prego fà che il mio amico si svegli,
questo è tutto ciò che desidero di più in questo momento”. Nello stesso istante
sentì il cinguettare degli uccelli che con il loro canto sembravano volerlo
tranquillizzare sullo stato del suo amico, come se dicessero: “Talvolta
desideri qualcosa che forse per te non è la cosa migliore, talvolta invece
rifiuti qualcosa che sarebbe meglio per te”. A Demba venne in mente quello che
gli diceva un saggio e cioè che soltanto il malato riesce a riconoscere i
valori della serenità che ci dà la salute e pensava anche a quando il saggio
gli diceva di essere contento quando era in difficoltà perché prima o poi
avrebbe trovato la soluzione e questo gli avrebbe procurato molta gioia e
soddisfazione: questo in fondo era un po’ il senso della vita: “Eh sì, questo è
il punto di oggi, devo accettare anche questa realtà se mi piace o non mi
piace. È così e io non sono diverso dagli altri”. Fu in quel momento che Amadi
si girò verso di lui e gli chiese: – Ma è ancora buio? Quando arriveremo?

E Demba si sentì molto
forte, le sue paure, le ansie passarono immediatamente e si sentì soddisfatto
di aver capito molte cose e rispose:  –
Arriveremo quando saremo là.

 

La
ragazza apprezzò molto il racconto, soprattutto per il significato finale. Dopo
un po’ di tempo dalla telefonata con il fratello, mi sentivo sempre più
pensieroso; avevo come un martello nella testa e tra i vari pensieri, uno era
molto più ricorrente: la paura che potessero combinarmi un matrimonio, sapevo
che ne sarebbero stati capaci, oppure che facessero in modo che io e lei non
andassimo più d’accordo. La prima mattina del mio arrivo in Africa, la prima
cosa che mi chiesero fu: – Dov’è tua moglie?

Feci
molta fatica a convincerli che non ero sposato. Dopo qualche giorno, dopo le
varie visite a tutta la parentela, mio padre mi chiamò in camera sua e mi fece
un discorso molto lungo, mi raccontò del suo matrimonio con mia madre e di
tanti altri. Ad un certo punto mi disse: – La figlia di tuo zio Medun è molto
educata, molto bella e io ho già parlato con lei, le ho chiesto se voleva
sposarti, mi ha detto di sì.

Mi
domando con che coraggio può propormi una cosa del genere, no, forse sono io
che sono confuso, sono un uomo perso che non si ricorda più che queste sono le
usanze, che si sta dimenticando le sue tradizioni. No io non le chiamerei
tradizioni, questa è solo la forza del più anziano. Poi mio padre continuò: –
Ricordati che l’Italia non è casa tua, qui sei nato e dovrai ritornare qui.
Quando morirò, vorrei che tu fossi in grado di prenderti tutta la
responsabilità che ho avuto io. Io risposi: – Non posso scegliere dove nascere,
ma posso scegliere dove vivere.

Dopo
vari racconti di quello che era successo durante la mia assenza, della morte di
mia nonna, dopo gli incontri con la tribù, sono riuscito a non sposarmi. È
veramente dura!

Andai
a vedere la baracca di mia nonna, lei non c’è più, non vedo nessuna traccia di
lei, proprio niente. Era così carina, gentile, comprensiva, ricordo i suoi
sguardi, i suoi consigli, le sue belle parole, la sua dolcezza. Adesso sento il
bisogno dello stesso sguardo. Cara nonna eccomi qua solo, lo so che mi volevi
vedere comunque so che mi hai visto, mi ricordo nel ’92 quando ci salutammo e
mi dicesti: “Fai il bravo, non dare la soddisfazione ai tuoi nemici, adesso la
mia parte è finita, sono vecchia, so che prima o poi morirò, non so se ci vedremo
ancora”.

Sì,
aveva ragione, forse lo sapeva, mi fa male sapere che desiderava tanto vedermi
prima di morire, e questa cosa non me la perdonerò mai. Oh, cara nonna, se
potessi far tornare indietro il tempo! … Non mi hai mai fatto mancare niente,
eri anche la mia mamma, da quando lei è mancata ed io ero bambino. Non
ritroverò mai più il tuo sguardo in vita mia. Ci siamo sempre capiti; so che mi
volevi un mondo di bene, anche se non me lo hai mai detto. Sei nel mio pensiero
ogni istante, pregherò sempre per te, nonna, buon riposo.

Adesso
è ora di tornare, qui è bello, tutto è aperto, tutti sono disponibili, non mi
sento mai solo, sono sempre in compagnia, trovo sempre qualcuno con cui
parlare, davanti a casa, durante i viaggi, sui treni, nei furgoni passeggeri,
c’è sempre la voglia di dialogare apertamente. Adesso parlo con papà: – Vorrei
ritornare, ma voglio anche dirti che i tuoi tempi sono passati, adesso tocca a
noi: questo è il nostro tempo. È vero, ai vostri tempi la legge era stabilita
dai più anziani, anzi, adesso che ci penso so che era molto utile, ma ormai
siamo arrivati al punto che gli uomini possono pensare, esprimere i loro
desideri senza alcuna condizione. C’è una cosa soltanto che mi fa male: questa
separazione, distinzione tra razze, tribù. Ripeto, nessun essere umano è al di
sopra di un altro e nessuno è al di sotto di un altro. Basta, basta. Vivi e
lascia vivere, ma anche, ama e lascia amare, non importa dove, e chi. Adesso ti
saluto, vado.

Eccomi
qui ancora in Italia, sempre molto confuso, so che lei se ne accorgerà. Sì ho
ragione, se ne è accorta, ecco la conferma:

 

Caro Modou,

è un momento molto
difficile. Non vorrei proprio essere qui a scrivere e soprattutto a provare
questo dolore. Come sempre mi auguro che tu riesca a capire veramente tutto ciò
che voglio dire. Ho fatto un gioco con gli uccellini questa mattina: ho chiesto
ad occhi chiusi se era meglio “buttare fuori” o no e c’è  stato un canto generale, così ho capito che
devo buttare fuori.

Da quando sei tornato
sei strano, assente, lontano.

Capisco perfettamente
che, per molti aspetti, è normalissimo. Ma il problema è che anche quando ti
sentivo al telefono in Senegal provavo la stessa sensazione: ti sentivo lontano
(da me). Tu non hai idea di come posso aver vissuto io questo mese (anche
perché non ti sei mai preoccupato di chiedermi qualche cosa), comunque quando
mi hai detto che saresti tornato ero assolutamente felice, euforica, non
riuscivo a dormire, era un’emozione forte, bella. Mi immaginavo l’incontro
all’aeroporto, tutte le cose che potevi raccontarmi, la voglia di stare insieme
in tutti i modi. Ero allegra. Mi sembrava un sogno, un meraviglioso sogno.

Purtroppo tutto questo
entusiasmo e allegria sono stati spenti da te. Sappi che io non sto accusando
nessuno, sto solo constatando le cose come sono. Ho proprio la netta sensazione
che per te sia cambiato qualcosa, lo sento, si capisce, si vede. Perché allora
non parlarne? Modou, io con te non sto giocando. Non ho mai giocato, ho dato
anima, corpo e mente a questo rapporto e credo sia assolutamente giusto che da
parte tua questo venga riconosciuto e soprattutto rispettato. Non si gioca con
i sentimenti, mai. Comunque te lo devo dire, io non credo che l’altra sera
quando mi hai detto della tua intenzione di ritornare a vivere con i tuoi
cugini tu abbia veramente scherzato. Non ci posso credere:

1) non è uno scherzo
che fa ridere, anzi fa solo male;

2) probabilmente, dopo
quello che ti ho detto, sentendoti dispiaciuto per l’idea di te che avevo in
quel momento, hai fatto marcia indietro, dicendo che si trattava di uno
scherzo.

Modou, non puoi aver
avuto la voglia di ridere di una cosa del genere. Come ti ho già detto, forse
non hai le idee ben chiare e non sai veramente quello che vuoi, ma quello che
mi fa male è pensare a tutto quello che mi hai sempre detto e dimostrato, prima
della tua partenza per il Senegal. Se questo mese ti è servito per cambiare
idea, o hai capito altre cose, o qualcuno ti ha convinto di qualcosa, dovresti
semplicemente avere il coraggio di parlarne. Ricordati che la maturità non ha
età. Io non voglio far sentire nessuno prigioniero o scontento, anzi, il
contrario. Io sto male già all’idea che tu possa pensare una cosa del genere.
Vuol dire che non hai capito niente. Avevo voglia di ballare, saltare, giocare con
te, festeggiare, sì perché, come ti avevo già detto, io vivevo il fatto che tu
non ti fossi sposato come una vittoria, come una nuova partenza. Evidentemente
per te non è così, non puoi dirmi che hai tante cose in mente, tante cose da
fare. Sì, lo so benissimo, ma ricordati che non sei l’unico ad avere tante idee
o cose da fare per la testa e che comunque questo non dovrebbe avere niente a
che fare con il rapporto con l’altra persona. Io in ogni caso ti ho sempre
dimostrato tutto il mio appoggio morale e altro, in tutte le cose che hai
pensato di fare o che hai fatto. Evidentemente non riesci a dare la giusta
importanza a questa cosa. Spesso ho avuto l’impressione che tu non riesca a
prendere una posizione, non sai se stare da una parte o dall’altra, hai qualche
difficoltà a prendere una decisione precisa. A volte è così, è difficile
decidere, ma su certe cose non si può esitare troppo. È necessario farlo, per
rispetto verso la propria persona e verso gli altri. Ti sento lontano, si vede
da come mi guardi, da quello che dici e da quello che non dici.

Mio caro Modou, non
avrei mai pensato a questo, te lo giuro, è stata proprio una sorpresa, una
triste sorpresa, una delusione. Ma io non voglio che tu ti senta obbligato in
qualche modo. Non voglio finzioni, falsità, anche perché comunque soffrirei
ugualmente. Io vorrei poter ritrovare la mia allegria e non parlo di serenità
perché forse chiederei troppo. Non sono una che pretende e soprattutto non
vorrei mai essere considerata in maniera sbagliata. L’ho già detto altre volte,
io sono di natura allegra, adoro scherzare, ma anche parlare di cose serie,
profonde (a volte ho i miei momenti di tristezza molto forte, ma credo sia
normale). Una caratteristica del nostro rapporto che spesso sottolineavi tu era
che abbiamo sempre parlato molto, di tutto, con semplicità.

Apprezzerei molto di
più se tu mi parlassi chiaramente, senza alcun problema. Siamo adulti. E
soprattutto la correttezza, il rispetto e la sincerità non possono non essere
al primo posto, nel bene e nel male. Può essere che tu ti sia lasciato
influenzare o anche convincere rispetto a varie cose legate a noi, l’età per
esempio. Certo, tu hai detto che per te non è un problema, ma hai anche detto
che ci pensi, quindi il problema esiste. Voglio dire che non è giusto non dire
le cose fino in fondo, anche se possono fare male.

Quello che io provo per
te lo sai benissimo, ma io non voglio elemosinare niente, figurati se elemosino
i sentimenti! Tu sai come sono, mi ritiro nel mio dolore e non disturbo
nessuno. Ma chiedo onestà, sono stanca di soffrire, sono veramente stanca. Ho
sempre ragionato con il cuore, con tante gioie, ma anche con tanta sofferenza.

Forse dovrei fare come
quelle che ragionano solo con il calcolo, la convenienza, l’immagine. No,
grazie, non mi interessa proprio, io non ci sto: non sono una persona arida, io
ho tanto amore da dare, è questo che dà gioia nella vita, non è altro. E nella
nostra religione è questo che ci viene insegnato: amare con il cuore.

Però quando si tratta
di amore di coppia non riesco a pensare ad una sola persona che ama: anche
l’altro deve sentire le stesse cose. Altrimenti non può funzionare. È un’altra
cosa.

Non sopporto quando mi
dici: “Ti vedo un po’ così!” I casi sono due: o sei dispettoso o pensi di far
finta di niente come se io fossi scema. Tu conosci benissimo i motivi. Non sono
io che mi sveglio “storta” la mattina, con la luna. È semplicemente la
situazione, creata da te. I problemi si affrontano, non si evitano.

Ho addirittura paura a
volte a chiederti qualcosa, perché certe volte fraintendi, confondi una
semplice conversazione con un interrogatorio (che non ho mai fatto e mai
farei!). E poi non posso sempre giustificarmi, non è giusto, se mi conosci un
po’, sai come sono. Dove è finita la tua voglia di “coccole”? Adesso mi sento
dentro a un sogno, un brutto sogno. Vorrei potermi svegliare. Chissà!

Ti amo sempre tanto.
Daniela.

 

Adesso
mi sento strano, come uno straniero in un mondo sconosciuto, ma cosa sto
dicendo?!, io sono uno straniero,
diverso da altri, ma sono contento perché bisogna riconoscere la diversità,
perché la diversità è una ricchezza e spero che culture differenti possano
creare un mondo umano, universale.

 

 

 

 


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