Ti buttano a terra

Ti buttano a terra

mio rudere – mio tempio:

prima le tegole assottigliate dalla
pioggia

poi il tetto, le mura oscure con chiodi

arrugginiti

anche l’edera invadente è caduta

sul Corso, come serpente velenoso

in questo fine dicembre

 

ma il tuo buio

i brividi umidi

resteranno con me

ovunque io vada.

 

Tutti stiamo per andare via:

i topi, la civetta, il merlo

ed io extra-comunitario anonimo –

 

in cerca di un’altra dimora

in cerca di un altro buco.

 

***

 

Ed io sogno un letto asciutto

dove poggiare il mio corpo leggero

questo corpo spaventato

di sangue-acqua

che trascino per il mondo

ogni giorno.

Giungerà la notte italiana

come occhio di cane

e ricopriranno il mio corpo di nuovo –

povero mio corpo –

lenzuola di marmo.

Ombre balcaniche

e sguardi di donne sconosciute.

 

***

 

È la sesta primavera

in questa triste città.

 

Ho perso la Parola

e il pianto!

 

Anche se abito sul Corso

di fronte ai felici passanti.

 

(Gezim

ombra di cane rimarrai

ovunque tu vada).

 

Da solo tra le mura

vivo la mia solitudine

e la mia pazzia.

 

Tu stanza sgombra

mi sei diventata tempio

ed io un Dio che naviga

nel fuoco.

***

 

Nel mio buco-odore di suolo

cammino avanti e indietro

come il prigioniero nella sua

cella

 

(essere me stesso al mondo

mi tormenta).

 

Addio campi balcanici

Dèi ambigui!

 

Come Ombra fuggo nel Tempo

che mi pesa.

 

Gelido è il mio corpo

nella sintonia totale.

 


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