Vogliono raccontare e raccontarsi per combattere i
pregiudizi sugli immigrati. Gli scrittori migranti, vincitori della VI edizione
del premio Eks&Tra promosso dallomonima associazione interculturale e
dalla Provincia di Mantova, i cui scritti sono raccolti nellantologia Anime
in viaggio testimoniano attraverso storie personali e storie inventate il
vissuto, le speranze, le illusioni, il viaggio del corpo e della mente dalle
origini di sé alla scoperta dellaltro. Usano le parole per abbattere i confini
che altre parole di odio e di incomprensione hanno elevato. Sono parole di
uomini e donne accumunati da un medesimo destino: il viaggio verso lignoto di
culture diverse. Parole di nostalgia, di rabbia, di tristezza, di saggezza. Ma
si percepisce anche la profondità dei silenzi.
Per Tahar Lamri, scrittore e membro della giuria,
cè in questo silenzio la gravità senza ostentazione di un fascino sovrano, di
una grazia raffinata: un modo discreto di parlare delle cose della vita,
dellamore, della saudade, della ghirba, della femminilità e
dellinfanzia, della morte, della difficoltà e della gioia, e soprattutto del
potere di utilizzare le parole italiane per esprimere tutto questo con una
sorta di indulgenza che fa sì che ci sorprendiamo ad amare tutto, ci cogliamo a
perdonare tutto, allorché, noi stessi, viviamo situazioni contingenti,
malferme, in equilibrio ora su un piede ora sullaltro, mai su entrambi, in
perenne stato di sospensione. Queste antologie sono una enciclopedia dello
sguardo, perché anche poter eventualmente cambiare i sentimenti non serve a
nulla se non si cambia prima lo sguardo che li governa.
Dietro
silenzi e parole ci sono storie di vita.
Cè la rabbia di chi insudicia il linguaggio per spiegare lesistenza di chi è
costretto a vivere ai margini, sospeso tra la voglia di libertà e la
sottomissione alle regole sociali.
Cè la voglia di riscatto di chi, per sfortunate
circostanze del destino, attualmente vive in carcere e vuole, attraverso la
scrittura, riappropriarsi di se stesso costruendosi una nuova identità. Imed, tunisino, ha 40 anni, 16 dei quali
passati in carcere. In carcere ha imparato a scrivere in italiano (Scrivo perché
la letteratura aiuta a rendere bella la condizione di sofferenza di tutti gli
uomini). Per concentrarsi ha chiesto più volte di essere messo in isolamento.
Due anni fa, premiato a Mantova ma assente perché in carcere, ha devoluto il
suo secondo premio alla comunità genovese di don Gallo.
Cè il cammino di cambiamento di Yousef, siriano, in
carcere anchegli. Scrivere, per Yousef, è diventata la dimensione dellessere,
perché per uno che si trova in carcere, scrivere vuol dire libertà, evasione
mentale, ribellione ad una realtà crudele. Ripensandoci adesso scrive Yousef
dalla sua cella – vedo tutto come in un
film, un film di bassa qualità, nel quale ho avuto una parte pessima che non
intendo più recitare, perché la malvivenza mi mette tristezza, mi dice che non
cè niente di bello nella vita e che il bello è nei luoghi angusti, nel rischio
gratuito della vita, nel delirio del successo e della vittoria immaginaria. Con
la scrittura, invece, ho trovato quello che mi mancava, le radici del mio
malessere. Inoltre, ho trovato la vita.
Cè la tenacia di chi è sopravvissuto dopo essere stato imprigionato dalla polizia
politica del regime del suo Paese.
Cè la dolcezza di chi ha la passione per la scrittura nel sangue e crede che
lincontro tra culture sia possibile.
Cè la nostalgia di chi ripensa al proprio viaggio come ad un lungo lutto senza fine.
Cè la ricerca di una nuova identità per chi deve vivere i limiti ma anche i
vantaggi di essere immigrati di seconda generazione.
Cè la speranza di chi crede in un futuro nelloccidente Eldorado.
Cè la tristezza di pacifisti, la cui identità è stata messa in crisi dalla guerra
che li ha costretti allesilio da profughi.
Cè la tragedia di Jadranka Hodzic, una di noi, che
era in Italia per fuggire da una guerra nel cuore dellEuropa. Ha scritto ne L’altra parte dell’Adriatico:
“Quando fuggi dalla Bosnia, e dalla guerra, sei convinto che un giorno da
qualche parte ti fermerai. Ti sistemi temporaneamente e pensi di esserci
riuscito perché l’importante era fuggire alla disgrazia, da cui ti separa solo
il mare. Tutto d’un tratto capisci che in realtà non appartieni più a nessuno,
nemmeno a te stesso, la tua vita è uscita dal binario, sei colpevole senza
avere delle colpe, ti senti come Kafka: lo sguardo degli occhi è spento,
guardando il mare, immagini com’è dall’altra parte dell’Adriatico, sulla costa
che una volta ti faceva sentire te stesso e dove ora non puoi appoggiare il
piede senza un permesso speciale. Ti fai una passeggiata e il pensiero ti
risuona nella mente: “E’ facile ritornare se sai dove”. Poi lo
sguardo si posa sulla vetrina di una libreria e noti un libro nuovo di Marquez,
Dell’amore e di altri demoni; ti
sembra strano che qualcuno ancora scriva romanzi d’amore. Continui la
passeggiata ed incontri loro due. Disperati, fuggendo dalla morte si sono
trovati a Rimini, si sono presi per mano, per non perdersi. Lui è musulmano,
lei croata; li accompagna la paura che il loro amore si sappia in Bosnia, là,
dove l’amore e la felicità vanno sacrificati in nome della patria. Si
nascondevano nelle cantine per ripararsi dalle bombe, in cantine dove il loro
mondo appartiene a una generazione perduta, un popolo perduto, una nazione
perduta.”
Jadranka non ce l’ha fatta, è morta in Italia,
scomparsa il 1° aprile di quattro anni fa come quella parte del suo popolo di
cui ha parlato. E’ morta suicida di fronte al mare Adriatico, di fronte alla
riva del suo paese non più suo, dove lei aveva vissuto e dove per vent’anni era
stata giornalista di Radio Sarajevo, da dove trasmetteva cronache di vita
cosmopolita, senza distinzione tra etnie e religioni.
Jadranka era una di noi. A lei e a quanti non ce
lhanno fatta è dedicata questa raccolta di voci. Ci piace pensare che anche ora i sommersi, come li ha chiamati
Imed nel suo racconto, siano anime in viaggio.
Rimini 03.04.01
Roberta Sangiorgi
Presidente associazione Eks&Tra
STORIA DI EKS&TRA
Il nome Eks&Tra che abbiamo scelto per
presentarci indica la provenienza da altri paesi: Eks=ex, e l’arrivo Tra
noi. L’& è una congiunzione che
assomma in sé le difficoltà e insieme la grande ricchezza dell’incontro.
L’associazione si propone di far conoscere le tradizioni culturali degli
immigrati e di favorire l’integrazione, nel rispetto delle diverse culture. Un
percorso di crescita reciproca teso ad abbattere i pregiudizi e gli stereotipi,
spesso frutto di incomprensioni e di mancanza di conoscenza. Il premio è nato
nel 1995 a Rimini e si è trasferito a Mantova da tre anni grazie
all’interessamento del Centro di Educazione Interculturale della provincia di
Mantova.
Nei sette anni di vita del
concorso, l’associazione interculturale Eks&Tra (Onlus) di Rimini ha
raccolto più di mille e quattrocento scritti di immigrati, che costituiscono il
primo archivio in Italia della memoria
della letteratura d’immigrazione. Una letteratura che è nell’80-90% dei casi in
italiano, intesa come lingua dell’ospitalità, e che sta diventando letteratura
italiana a tutti gli effetti. Ne è esempio il poeta albanese Gezim Hajdari che
nel 1996 ha vinto il concorso Eks&Tra e l’anno successivo ha vinto il
Premio Montale, uno dei massimi riconoscimenti per i poeti italiani.
L’associazione Eks&Tra e gli
scrittori migranti hanno ricevuto riconoscimenti importanti: il 12 luglio ’99
sono stati ricevuti dal Presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, e
dalla Ministra alle Pari Opportunità, Laura Balbo, che li ha presentati a scrittori
italiani già affermati per offrire loro lopportunità di venire criticati al
pari degli scrittori italiani. L’associazione
Eks&Tra non si limita ad organizzare il concorso, ma si adopera per la diffusione della
conoscenza dell’immigrazione nelle scuole attraverso gli scritti degli
immigrati ed incontri con gli autori. Per informazioni: associazione
Eks&Tra, via Bassi 26, 47900 Rimini, tel. e fax 0541.392951 e mail:
eksetra@libero.it.
RINGRAZIAMENTI
Lassociazione Eks&Tra porge
il più sentito ringraziamento a quanti in questi anni hanno creduto nel premio
letterario e lo hanno aiutato a svilupparsi. In particolare Monica Perugini,
assessore alle Politiche dellImmigrazione della Provincia di Mantova, ai
dirigenti della Provincia di Mantova
Gabriele Gabrieli e Gabriele Bussolotti, agli operatori del Centro di
Educazione interculturale della Provincia di Mantova, ai giurati:
Erminia DellOro, scrittrice e autrice di best seller tra cui i
romanzi Asmara addio (Studio Tesi 1988 – Mondadori 1993), Labbandono. Una
storia eritrea (Einaudi 1991); Saidou Moussa Ba, scrittore senegalese e autore
insieme ad Alessandro Micheletti del romanzo La promessa di Hamadi (De
Agostini Scolastica) e nel 1995 La
memoria di A;
Tahar Lamri, algerino, ha scritto
testi teatrali per Ravenna Teatro ed è stato primo classificato per la sezione
narrativa alla prima edizione del concorso letterario Eks&Tra;
Graziella Parati, professoressa di Letteratura Comparata al
Dipartimento di Francese e Italiano al Dartmouth College negli Stati Uniti. Ha
scritto diversi saggi e pubblicazioni tra cui Public history, private stories:
italian womens autobiography ed ha curato una sezione speciale della rivista
Studi di italiano in Sudafrica;
Serge Vanvolsem, professore di
Linguistica italiana alla K.U. Leuven (Università Cattolica di Lovanio,
Belgio). E socio corrispondente dellAccademia della Crusca. Ha studiato le
opere degli scrittori belgi di origine italiana ed è autore di numerosi saggi
sulla materia della letteratura dimmigrazione in Belgio, che per la maggior
parte era costituita da scrittori italiani.
Un grazie di cuore a Chiara
Belliti e Adn Kronos libri che hanno creduto nellimportanza di diffondere le
opere degli scrittori migranti, a Jean Leonard Tuadì che ha accettato di
scrivere la presentazione di questo libro e a tutti quelli che abbiamo
incontrato in questi sette anni e che ci hanno incoraggiato a non mollare mai,
nonostante tutto.
La nostra riconoscenza va inoltre a tutti gli scrittori
che in questi anni hanno partecipato al concorso Eks&Tra e che ci sono
stati vicini.