A Mario, Marisa, Jimena e Felicia.

Ai buoni compagni di viaggio.

C’era una volta un Piccolo Uomo, così piccolo ma così piccolo che a
tutti i costi voleva diventare grande! Non sapeva però come farcela così tutte
le notti pregava alla sua buona stella.

Nel posto dove lui abitava le stelle erano enormi e si vedevano nel
pieno del loro splendore, così pregare a loro era molto naturale.

Il Piccolo Uomo viveva in una scuola, era piccolo e quindi studiava
ancora, ma aveva la fortuna di abitare proprio nella sua scuola.

Tutte le mattine si svegliava in una stanza bianca, beveva il latte che
lui stesso si procurava e poi leggeva le pagine candide dei suoi libri, prima
di accompagnare il gregge a pascolare. Si! Perché voi non lo sapete, ma il
nostro Piccolo Uomo era anche un pastore.

Così trascorreva le sue giornate tra i libri, le pecore e… le pentole
di sua madre, Concepciòn.

Era una madre silenziosa, di carnagione scura e con il naso piatto e
largo.

Aveva gli occhi sognatori, quello sguardo che solo le donne del Sud
hanno, quando ricordano, e mentre Concepciòn sognava mescolava nelle sue
pentole il cibo per tutti i bambini.

Lavorava sodo tutti i giorni; preparava la mensa scolastica, sfornava
le merende e riscaldava il caramello che copriva i chupa-chupa alla mela
candita!

Il Piccolo Uomo non giocava con i suoi compagni durante la ricreazione,
eh no! Doveva aiutare Concepciòn a vendere i dolci, per pochi soldi, si sa,
perché in quel paese a nessuno avanzavano i soldini…

Così crebbe il Piccolo Uomo, lottando con i tori, cercando pecore
smarrite, contando stelle nel buio dei monti, tra leggende di paura, paure
contadine, paure fantastiche, di quelle terre sperdute.

Un giorno arrivò la notizia che una bella signora di nome Evita
regalava a tutti cose di cui si aveva bisogno; ai più piccoli giocattoli e ai
più grandi lavori e altre sicurezze.

Così, in quel periodo particolare della vita del Piccolo Uomo
successero grandi miracoli!

Conobbe l’Amore.

Evita era una bella signora! Vestiva abiti così eleganti da meritarsi
dei nomi; si chiamavano Chanel e venivano da posti lontani e nelle foto delle
riviste lei appariva come un Angelo, bionda, sorridente, luccicava proprio come
le stelle del Piccolo Uomo. Lei prometteva belle cose, così, al Piccolo Uomo
arrivò per Natale il giocattolo dei suoi sogni: un bel camion di legno! Era il
camion più bello che avesse mai visto, e comincio a trascorrere le sue
giornate, oltre i compiti che già conoscete, a trasportare pietre da un posto
all’altro.

Erano belle epoche! La sarta del paese ebbe addirittura in regalo due
macchine da cucire, per sbaglio, perché una l’aveva ricevuta per Natale e
l’altra poco dopo, cosi quando le chiedevano come andavano i suoi lavori lei ti
rispondeva con quel sorriso sdentato e facendo dei gesti con i due piedi,
intendeva che senz’altro lavorava a doppio ritmo!

Furono Natali per tutti, ogni bambino ebbe un paio di scarpe per
stagione e un cesto con il panettone e lo spumante.

Ma ogni tanto il nostro Piccolo Uomo ricordava i suoi giorni passati, e
i suoi occhi diventavano tristi, come quelli delle donne sognatrici del Sud e
dentro nel suo cuore di piccolo toro ferito cominciavano a nascere sogni,
pensieri proibiti, versi. Poesie…

Spesso passava le serate al bar in piazza, e leggeva ad alta voce agli
anziani del posto, l’unico giornale che arrivava in paese, oppure le lettere
d’amore delle signorine o le ricette ritagliate dalle riviste. Ma quando il
vino riscaldava le vene nostalgiche dei compari, il Piccolo Uomo si metteva
sopra i tavoli e recitando dei versi a memoria intonava il tam-tam delle
canzoni stordite dalla grappa!

Concepciòn invece passava le sue serate fra pentole e memorie.

Ricordava quell’uomo che anni fa l’aveva abbandonata e ogni tanto,
spesso, dimenticava il mondo.

Tutto diveniva parte dello sguardo pensieroso e lontano di Concepciòn.

Dimenticava i figli, attraversava le strade e li lasciava dalla parte
opposta e lì rimanevano loro per ore e ore ad aspettarla! Dimenticava perfino
le pentole e di sfamare il Piccolo Uomo e le sue sorelle. Cosi nell’attesa si
sedevano nel cortile della scuola e con dei rami spezzati degli alberi
tracciavano sulla sabbia le sagome dei loro piatti preferiti e sognando i loro
profumo andavano a letto continuando a fantasticare.

Un giorno Concepciòn si dimenticò perfino di sé stessa e rimase in una
stanza bianca, sola, e nemmeno le piogge primaverili e le tempeste d’estate
ebbero modo di farla ritornare su questa terra! Era rimasta lì, in un angolo di
una selva immaginaria, immersa nel canto degli uccelli tropicali, in quel posto
verde che una volta era stata la sua terra, e lì rimase per sempre.

Passarono gli anni e il Piccolo Uomo non si era dimenticato del suo
forte desiderio di diventare grande, di vivere i suoi desideri e i suoi sogni,
così andò in città per lavorare.

Non furono anni facili perché lui non trovava sulle strade asfaltate
della città il profumo della terra umida, l’ansimare dei tori in calore, il
canto delle comari. Ovunque andava e chiunque incontrava lui cercava e cercava
nei loro sguardi le immagini perse di un cortile, di una scuola, ora mai
abbandonata…Lui voleva crescere! Si, a tutti costi!… ma…gli mancava la sua
terra!… e così, un bel giorno si mise a scrivere. Poesie.

Andava nei parchi dove sapeva di ritrovare i fiori ed i colori che
servivano per le metafore, e li conobbe degli uomini che senza farsi vedere da
nessuno custodivano il verde di tutto il mondo! Conobbe il loro linguaggio, i
loro canti, i loro alito, le loro preghiere, i loro seguaci. Conobbe il segreto
della Poesia e così ebbe inizio un’altra avventura, un altro viaggio!

Conobbe l’Amore!

Lei, Lei era una ragazza bianca, profumata ed educata. Credeva in
Cristo e studiava lettere ma soprattutto anche lei sognava e scriveva. Poesie.

Fu amore, amore proibito, amore brutale, amore passionale! Scoppiarono
bombe, bombe e granate. Nell’anno del loro amore nacquero tanti nemici, ma dal
loro amore nacquero delle figlie.

Il Piccolo Uomo oramai conosciuto per le sue poesie, in città divenne
pericoloso, perché aiutava quelli come lui, i piccoli che come lui sognavano di
liberare i pensieri con le parole.

Con la sua macchina da scrivere batteva i testi per le manifestazioni,
i discorsi, i volantini.

Morirono in tanti, scomparvero altri, fuggirono in molti, ed alcuni
rimasero.

Il nostro Piccolo Uomo, toro paesano, dovette lasciare le piogge
d’estate, il grido dei compari, ed andare lontano, lontano…Lascio i fiori nei
parchi, i disegni sulla sabbia ma non lasciò mai le sue stelle sole.

E lei e i suoi cuccioli? Dovettero scegliere, e scelsero; per paura,
per terrore. Per amore.

Così ebbe inizio un altro viaggio, altre avventure ed altri Amori!

Il Piccolo Uomo era con il tempo diventato barbuto, sudava e
sprigionava un odore amaro. Vestiva camicie bianche e spesso andava a
nascondersi in vicoli dimenticati, in case sconosciute. A volte beveva; per
calmare le lacrime salate che uscivano dai suoi occhi e gli impedivano di
vedere chiare le stelle sul cielo.

Arrivarono tempi solitari, trascorsi in case di altri, intere giornate
occupate soltanto nel tentativo di capire, d’imparare altre lingue, altri modi.
Notti bianche, dove strani animali irrompevano nelle vasche dei bagni e nemmeno
sotto il caldo afoso non si pensava ad altro che alle cose lasciate, la terra,
le pentole. Le Poesie. Il Piccolo Uomo non capiva se questo era crescere o
morire, ma non faceva differenza, doveva sopravvivere.

E Lei, Lei lo seguiva, aveva le figlie, chiedevano cose, doveva
rispondere, e poi, credeva ancora in Cristo! Era educata e perfino in queste
condizioni era ancora profumata. Diceva che la vita ora era questa.

Ci furono altri spostamenti, lunghi viaggi, continenti. Acque gelide,
borse svuotate, controlli, biglietti, frontiere passate. Amici, tanti amici,
amici dimenticati, amici rinati e ritrovati. Amici grossi, grossi come delle
case, case accoglienti e aperte. Nuove case, nuovi viaggi dove crescere, e un
nuovo paese!

Era un paese tutto bianco. Perfino il loro linguaggio, i loro sguardi,
le loro mani, i loro gesti; tutto bianco. Ma le cose più bianche erano le
lenzuola, ed era il posto dove il Piccolo Uomo trascorreva gran parte delle sue
giornate. Scriveva, dormiva, a volte sbatteva la testa contro le pareti,
gemeva, beveva (e lo sapete già perché) e poi cresceva; il corpo del Piccolo
Uomo cresceva!… Era diventato grosso e grasso e con gli occhi neri, molto neri
e molto tristi.

Lei… Lei, cosa dire di lei? Era una madre, una suora, una strega. Era
tutto. Era Poesia e cibo, era corpo e idea, era pane e dolciume, era lavoro e
soldi, era strategia e infermiera, era linguaggio, era separazione.

Nel paese bianco ebbero pero rifugio e lì vissero, Lui, Lei e le
figlie!

Le figlie crebbero nel paese bianco, ebbero scuole, ebbero amici,
ebbero incidenti… ebbero amori, bianchi come la neve, ebbero sogni, meno
bianchi dei sogni degli altri bambini.

Diventarono grandi, viaggiarono, amarono uomini da paesi lontani,
partorirono figli, a volte poesie incompiute…Ma non diventarono mai bianche,
oramai facevano parte di altri viaggi, altri colori presi di qua e di là. Non
fecero mai grandi cose ma nel loro sguardo avevano ereditato il luccichio, il
luccichio delle stelle, le stelle lontane del Piccolo Uomo.

Un giorno successe qualcosa, nessuno sapeva cosa fare. Il Piccolo Uomo
cresceva e cresceva, ma non si riusciva a vedere da fuori dove cresceva!
Qualcosa cresceva dentro di lui.

Il Piccolo Uomo oramai grigio nei capelli soffriva molto perché il male
era grosso ed impediva al Piccolo Uomo di scrivere, di parlare, di camminare.
Impediva lui di essere piccolo.

Così il Piccolo Uomo vide i suoi giorni contati, vide le sue stelle
contate nel cielo, i fiori dei parchi lasciati nel Sud, anch’essi contati. Vide
i viaggi contati, le piogge e le lacrime contate come i suoi anni, come i suoi
libri, come le sue Poesie.

Qualcosa dentro cresceva, e gonfiava i polmoni, impediva al Piccolo
Uomo di respirare, di amare con violenza, come aveva amato, di seguire le
avventure e le passioni, come aveva fatto, di consumare i desideri più
profondi, come li aveva divorati.

E intanto…intanto Lei lo seguiva, delicata, un po’ stanca, ma un bel
giorno lui decide di viaggiare, di andare via, di ritornare al suo paese per
non morire solo in quel paese bianco, dove comunque non si capiva nulla, e per
poter continuare ad amare!

Altre valigie, altri biglietti, altri vestiti ed altri sudori.

Altre case, altri amici, altri incontri e ritrovi.

Furono ore decisive, corse, ospedali, raggi e medicine.

Furono viaggi, fotografie. Furono mostri e magie!

Finalmente il Piccolo Uomo era ritornato nella sua Terra; Lui, Lei e le
figlie.

Tutti vennero a trovare il Piccolo Uomo. Tutti!

Tutti lo seguirono, fin dove si poteva, fin dove le stelle non
interrompevano. E lì, in un angolo di una stanza colore cielo chiuse con un
bacio il Piccolo Uomo e Lei il loro lungo viaggio.

Ed ebbe inizio un altro Amore.


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