Era sempre il tramonto quando la mia bisnonna Dana mi chiamava dentro le sue stanze. Mi
bastava un segno della mano per avvicinarmi al suo letto altissimo e robusto.
È da
tempo che voglio raccontarti una storia
cominciava, mentre mi immergevo tra
le morbide onde del suo piumone azzurro.
la
storia di questo lettone
La sua vita comincia tanti anni fa, molto prima della
mia nascita, quando il mio bisnonno marinaio tornando da un lunghissimo viaggio
piantò un ulivo per lultimo figlio nato; mio nonno. Una settantina danni
dopo, dallalbero del vecchio ulivo nascerà il mio letto.
Furono anni
di grande povertà quando, dopo un lungo fidanzamento e uninterminabile attesa
per il ritorno dalla guerra e dalla prigionia del mio amato, in una calda
giornata di settembre andammo felici davanti allaltare.
Era la
stagione della vendemmia, e l’aria era impregnata dallodore di mosto. Solo
qualche tinozza era ancora dentro il mare. Ci siamo presi per mano e correndo,
ci siamo immersi tra le onde per festeggiare con il mare la nostra vera unione.
Sul portone
della casa ci aspettava mio nonno: Ho qualcosa per voi disse, e mi prese
per mano mentre il mio sposo ci seguiva. Ci condusse verso la nostra camera e
si fermò davanti alla porta.
Questo
letto è il mio regalo di nozze. Ti, ricordi Dana, del vecchio ulivo della mia
corte? Adesso è qui per augurarvi una lunga vita da trascorrere con amore,
saggezza e pazienza.
Così parlò
il nonno e poi ci baciò entrambi in fronte.
Ormai sono
giunta alla fine della mia strada. Non so se per buon senso o per pura fortuna,
ma lauspicio del nonno Labus si è avverato. Fatto sta che la nostra vita,
sebbene faticosa, labbiamo trascorsa amandoci intensamente. Il nostro letto è
rimasto sempre il dolce punto dincontro dopo le lunghe giornate di lavoro e
lho amato come si amano le cose che hanno unanima. Infatti, pure adesso,
prima di addormentarmi ascolto il sussurro del vecchio ulivo della mia
infanzia, sotto il quale giocavamo e ci arrampicavamo agilissime come i
maschietti, mia sorella ed io. Lassù cantavamo la nostra gioia, liberavamo la
nostra voce verso il mare. Tutto il vicinato allora si fermava per qualche
istante ad ascoltare il canto del tramonto.
Così conobbi
Gregorio che rimase affascinato dalla mia voce. La seconda volta che venne a
sentirci mi avvicinò, e da quel momento non finimmo più damarci.
Visto che
sei lunica ad avere la pazienza di condividere il bagaglio dei miei ricordi,
quando il tramonto della mia vita mi farà chiudere le palpebre ormai stanche,
lascerò a te il mio letto, con unanima così viva.
Eh si
,
piccolina
, gli ulivi riescono a viverci molto di più della gente e hanno il
compito di trasmettere i messaggi dei nostri avi alle nuove generazioni.
Furono
queste le ultime parole che ricordo perché poi mi addormentai cullata dalle
onde del piumone azzurro.
Le parole
della Baba Dana mi ritornarono in mente come unondata di maremoto quando vidi
bruciare il grande letto dulivo nel cortile del mio nonno. Corsi in lacrime:
È mio! dissi singhiozzando.
Occupava
troppo spazio. Cosa ne facevi di un catafalco così vecchio e brutto? rispose
lo zio.
In quel
momento lintensità del fuoco mi abbagliò. Udii solo un fortissimo rumore di rami
dulivo nel vento impazzito e tra le frasche scorsi il volto della bisnonna.
Purtroppo, piccola
disse non tutti sono in grado di udire il sussurro degli
alberi ed aver cura dei segni di una vita passata. Porta nel petto i nostri
ricordi, saranno quelli la tua vera dote.
Dopo queste
parole mi allontanai velocemente dal falò in preda ai pensieri. Continua a
dipingere sentivo la voce sempre più sfumata è il modo per dare seguito
alla nostra storia.
Nel 1991,
in una calda notte di luglio, vidi bruciare una casa ed ebbi il modo
dosservare la gioia degli impavidi distruttori. Abbasso la dimora del
traditore! urlavano eccitati. Una macchina dei vigili del fuoco, chiamati in
soccorso dai vicini, sbagliò apposta strada e si fermò in una curva per non
arrivare in tempo a domare lincendio, a salvare il salvabile.
Lindomani
dellaccaduto scrissi un biglietto: Ciao a tutti!
Partii al
tramonto, senza lacrime. Mentre la mia terra si perdeva allorizzonte, sentivo
una voce a cavallo della brezza marina. Perché? mi chiedeva.
Parto
serena, Baba
so di averti vicino. Me ne vado per rispetto della nostra storia.
Il paese che brucia i propri ricordi è un paese che vuole morire.