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Marionette 2000

 

Si alza il sole – depresso e cupo? –
dietro i colli,

come questo nostro sipario di tutti i
giorni,

per milioni di occhi dagli sguardi
attenti;

stiamo per presentarvi il nostro
spettacolo:

grande teatro di marionette, danzanti,
sopra le nuvole

bianche, gregge di pecore erranti;

                                      le
nostre lune offuscate:

con molte leggende, poca storia
importante;

ci siamo tutte, con corone di spine,
bocche grandi,

grandi bocche parlanti; cuori leggeri,

occhi scintillanti.

Pulcinella è un bimbo Rom,

ali d’argento, figlio della stella e del
sole,

mano lesta, rasoio in tasca; più veloce di
tutti i venti.

Arlecchino è un marocchino, ferito in
ventre,

                                             occhi allegri,

ti saluta con l’inchino.

Ecco Brighella! arrivato dall’Albania;

marinaio per dovere, capitano senza nome,

tre stellette sulla pelle incise, paiono
brillanti.

Che ti vedo! Mangiafuoco, cresciuto in
piazza Algeria,

piazza delle bombe, palcoscenico della
morte;

uscito indenne, tanti amuleti sul collo
penzolanti.

Sul ciglio della strada, piange pentita,
la fata turchina;

Mignotta di sorte, pelle scura, sguardo
penetrante;

Africa in cuore, la sua dolcezza al primo
passante.

Colombina, ha spiccato il volo, in
Sudamerica vuol

tornare, in mille molecole di vita si
vuole trasformare;

la nostra fiaba si porterà per tanti anni
da narrare.

Marionette? Marionette, siamo noi in
quest’era

decadente; noi figli del niente.

 

Mascherato con l’anima

Mi sono ricordato che esiste un’anima
dentro di me

e sono corso a cercare un fiore sovrano e
reale

che profuma di dolce e di storia; in
questo valzer

                                               di
catrame.

Sento ma non rispondo al vento, per paura,
canto la mia

canzone che ogni tanto sento stonare;

il paesaggio è pieno e sazio, non lo
saluti;

lui ti dice: “Ciao grazie, è tutto
perfetto, anche la tua

anima: chiara, bianca come la stazione che
ti porta

lontano da me, bianca come quella di San
Roque

                                               al
mattino.

Fai il gesto quotidiano, fai l’eroe, fai
la spia con gli occhi, fai l’avvocato con le mani e poi cambi piano, piano

per non annoiarti e continuare a
camminare.

Siediti con me amore e ridimi in faccia
così posso

guardare i tuoi occhi e i tuoi denti per
poterli contare

e poi ritornare a pensare.

Dammi un’ora del tuo tempo per poterti
dominare,

dammi un’ora della tua vita per potere
ancora sperare.

 

Eternamente straniero

Scivola il tempo sopra i miei anni,

silenzioso, come manto di seta scuro;

ed io, a trascinare il mio corpo devo;

all’altra sponda arrivare:

Eternamente straniero!

 

 


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