Nessuno
Non chiedetemi il mio nome
tutti i nomi sono il mio nome
la mia vita così corta
eterne, sono le sofferenze.
Sono un sorriso / sulle labbra di una faccia triste.
Sono un fiore / che spunta dalla cenere.
Sono il sogno / che i futuristi hanno negato,
e hanno manipolato un fantasma
che siamo costretti ad imitare.
Sono l’uccello, / che non ha mai smesso di cantare,
libero / e carcerato:
siamo stupidi come si dice
ma l’amore della libertà / della vita
e della patria
è l’unica cura della nostra / ferita profonda.
Nostalgia
Cara madre, / ti scrivo
e non so cosa scrivere / cosa vorresti sapere
non riesco più a trovare le parole
lo sai che non ti posso mentire / solo pensarlo
di colpo, la penna nella mia mano
diventa pesante e le parole.
Ma ti dico senza introduzione
che vedo ancora coi miei occhi
che posso dividere ancora il bene / dal male,
e sbaglio come al solito i passi.
Non lo crederesti cara madre
che qui sono più che strano
e che forse mi hai allevato / mal-educato
qui cara madre
è cambiato il gioco / le regole del gioco
qui si parla un altro linguaggio
qui un altro orizzonte si nasconde
mando la gente a “far in culo”
uso le parolacce e il cazzo
senza vergogna né pregiudizio,
avevi paura che qualcuno mi prendesse,
e che ti dimenticassi
non ti preoccupare cara madre
qui nessuno mi vuole.
Non sono più l’angelo azzurro
ho perso la spada e il cavallo,
e sinceramente non mi piace affatto
quando e come sono stato schedato.
Qui sono meno di una bestia
e non merito neanche una grazia,
dicono che capisco solo il linguaggio dei cammelli
e che nel mio cuore ho un gran rancore:
tu lo crederesti madre?
Qui cara madre / siamo più o meno tutti uguali,
lo sporco lava-vetri / il delinquente spacciatore
e il “vu cumprà” ignorante / siamo tutti in uno
e non siamo nessuno, / pensieri smarriti
una memoria che ricorda del tempo
la sua amarezza / della patria solo la sua bellezza
e della notte solo la sua oscurità / e la sua
lunghezza.
Qui cara madre / siamo persi tra le cose
aspettiamo un giorno / che ci sembra vicino
e non si avvicina mai.
Noi ci sentiamo rottame che cade
fumo che scorre e sparisce
non siamo la fiamma / ma neanche la cenere,
ci ricorderemo sempre / che siamo maltrattati
in oriente e in occidente
solo perché la nostra storia / è sporcata
dai nostri piccoli grandi sultani,
e scritta da grandissimi bugiardi.
Cara madre / dovunque siamo
la patria rimarrà la nostra causa
la nostra ferita permanente
quando l’avremo curata / il tè alla menta
lo gusteremo assieme.