La nonna
Quando la nonna
era quelle piccole guance rosse
nell’allegra cornice di due trecce birbanti
e quegli occhi grandi curiosi
ardenti nell’incontro dell’immagine e la sorpresa,
il giorno vagava nell’aria
come un aquilone arancione / la realtà
era il continuo volo della fantasia
nei distesi azzurri / la via
la traccia delle libellule
nei freschi cespugli di campanule / e la meta
l’angolo estivo di formiche
in festa dell’abbondanza del cibo / e del lavoro.
Quando il sonno
era colmo del lungo sussurro delle favole
e la veglia / pregna dell’enigma del cielo
e della segreta meta del rivo;
quando la voglia del sapere / impudente
divampava fino ai confini di domande;
quando le onde inquiete delle dita
si modellavano nello scrivere
o nel disegnare
nel tocco di una forma / o nella scoperta di un
segreto;
la nonna / era un’aria densa e bianca
che sapeva di pioggia.
Cos’è il cielo? / La casa di Dio.
Che è Dio? / Dio è Dio!
E la vastità del mare? / Inghiotte le fanciulle
ribelli!
E la destinazione delle vie? / Il buio di un
castello arido!
E il sogno? / È solo per il risveglio.
E così la vergine trasparenza dell’infanzia
si rigò delle aguzze ombre dei precetti;
i segreti e le libellule
rimasero soli nei verdi sentieri dell’infanzia;
le distese azzurre
si svuotarono del senso di contemplazione;
lo sguardo si è impigliato nello specchio.
La gioventù germogliava nella morbidezza
rosea del petto.
Quando la nonna
era un fertile pistillo nello stampo bianco della
sposa
il cielo / il cielo, come era lontano!
Il tempo fluiva dietro le finestre,
gli alberelli si maturavano in silenzio
e il gonfiore della crescita
sbocciava i bozzoli in farfalle; / ma la nonna
appuntata allo sterile guscio della casa
era soltanto l’utero e il seno
uno sguardo all’altezza del soffitto, alla
lunghezza del muro
un pensiero pieno di bucato steso nel vento.
Dietro le tende chiuse / e nel torpore della mente
l’azzurro fluente dell’orizzonte
si rapprendeva nello stagno della finestra
e il morbido flusso delle dita
nello stampo di un mezzo che sapeva di cipolla!
Dietro le tende chiuse / e nel torpore della mente
il cielo era un senso disperso / fra la preghiera
e il punto in cui i tetti raggiungono la notte.
Ora la nonna è morta / (ora la nonna è morta)
ed è nostalgia quel luccichio umido di lacrime
negli occhi.
Nostalgia della madre:
di quelle mani, prodighe quanto l’amore
dell’abbraccio che sapeva di latte e di rifugio.
Nostalgia della moglie
di quel corpo arreso alla brama e all’ira
la nostalgia delle spalle che facevano giungere
dal muro alla
finestra.
Ora la nonna è morta, ma
nessuno è nostalgico della fanciulla dagli occhi
grandi e curiosi
nessuno pensa alla metamorfosi del fine in mezzo
e della Nonna in femmina; / nessuno si chiederà mai
quell’inquieto flusso delle dita quale messaggio
avesse.
Domani! / Quando il domani
accenderà di nuovo il giorno nelle finestre
la bufera del tempo soffierà nelle trame della stasi
e la nonna / sarà il posto vuoto di un vaso
nella polvere del tavolo / nel passaggio del vento