Ana de Jesus

 

Signora, io non trovo bene
in Italia. Io torno.

(No. Non subito così. Meglio
un po’ la volta.)

Signora, permesso? Voglio
parlare. Io tengo piccolo problema e voglio risolvere con te.

(Sì, quando lei sveglia, va
bene.)

Buon giorno, signora.
Dormido bene? Io? Non dormido bene.

(Ma non domanda mai come
dormido io. Parlo in pranzo, allora.)

Sto male, signora, non posso
servire tavolo. Non so perché.

(Ma se io so, perché devo
dire che non so?)

Signora… io voglio bene te e
il dottore ma… ricordo mio paese… e… penso tutta notte e… anche giorno.

(No. Di fretta.)

Voglio tornare mio paese
perché là io canto sempre. Io male qui, voglio andare via… comprende signora?

(Così non comprende niente.
Allora, piano. Rac-conto vita nel mio paese.)

Signora, qui triste e
freddo. Lo so, lei dato me capotto bello, ma paese mio non bisogno capotto.
Ieri sera, signora, piovudo forte, no? e io presa pioggia su corpo, capelli.
Tutto bagnado. Io rideva, contenta. Tutti guardavano come io era pazza. Paese
mio prendo sempre pioggia, non polmonite.

Italia ricca, tutti coperti
non sentono piacere di pioggia nel corpo. Tutti lavora e nessuno sta felice con
lavoro, tutti corrono e nessuno non ha tempo di fare le cose che piaceno fare.
Tutti mangiano e parono felici di mangiare, ma poi vanno al dottore per parlare
di quello che hanno mangiado.

Bambini mia non mangiano
bene. Io quando venuda,  comperato
latina carne al supermercato per mandare a mie figli. Pensava che era carne per
bambini perché foto di cagnolino bello per divertire bambini. Poi, rideva
molto, io. Era carne per cane. Sorella mia scrive che mie figli mai mangiado
così buono.

Cani italiani mangia meglio
di bambini del paese mio. Cani del mio paese magri, magri. Gente pure.

Io piccola giocava con cani
e gatto in braccio, co-me bambole, e scatole vuote come  case di bambole. Io mandado  Barbie paese mio ma lì non piaceno Barbie.
Mia figlia tagliado tutti capelli Barbie e do-mandado mia sorella: non ha pidocchi
là dov’è mam-ma? Domandado pure se gente anda nuda anche qui perché Barbie era
senza vestido.

Mio paese tutti notano nei
fiumi. Fiumi gialli di fango con piedre grandi dove prendi sole. Tutti nudi.
Nostro asciugamano è il sole. Non ha riscaldamento nel mio paese nemmeno.

In Italia tanto lusso che me
vergogno. Voleva portare mia figlia qui, ma perché far lei vedere tanto lusso?
Se i piedi sono senza escarpe e i diti sono felici di pestare la terra, mi
dici, signora, perché mia bambina deve usare escarpe?

Lo so, tu parla di malattia,
ma l’anima è più libera se piede sente libertà.

Italia, grande estivale
stretto. Che numero, la escarpa? Lui mi guardava. Io seduta e lui davanti me.
Uno, risposto io. Come, uno? domanda lui. La prima escarpa è numero uno, no?
Certo. E lui rideva con bocca piena di denti bianchi senza carie. Io molto
vergognada di risada sua e di non sabere il numero della escarpa mia. Nel mio
paese i piedi non hanno numero, io risposto a lui. E lui rideva e gli altri
guardavano. Ma io voleva piangere, Signora.

(Lo so. Non tiene tempo per
ascoltare. Dirà: parliamo dopo. Fa sempre così.)

E io continuo a parlare
sola. Persino i rospi del mio paese conta tristezza sua nella notte e tutta la
gente sente, ma qui non mi sente nessuno. Saudade di vento del paese mio, di
quando io era piccolina che sedeva nel campo di  granturco e il vento caldo soffiava le orecchia mia. Io felice
pensava che era la voce del sole. Calda voce che cantava. Più bello del radio che
tu ma ha regalato.

Tu buona, signora, regalado
pure televisione per io escordare paese mio. Ma voglio persone che parla con
me, che ride e dice il mio nome con bocca chiusa, con suono che esce dal naso
senza bisogno di pensare se ha lettere doppie.

Io qui non so parlare il
nome mio. Quando dico Ana de Jesus le persone mi corregge e dice un altro nome
che non è il mio. Ana diventa “An-na”, Jesus diventa “Gesù”. Jesus, però, suona
bagnado e dolce come quando il vento tocca l’acqua del mare del mio paese. E
poi mia madre mi ha sempre chiamado Ana.

E sa perché, signora, mi
chiamo, de Jesus? Perché io non ho avudo padre. Madre mia registrado me come
figlia de Jesus. Paese mio sono molti figli de Jesus. Forse perché là sta la
croce fatta di estelle: la Croce del Sud.

Cielo del paese mio tutto
bucado di luce. Nostalgia di quel brillo. Le estelle qui, signora, dov’è? Non
riesco vedere.

Io ti racconto queste cose
perché tu capisce che voglio tornare. Sì, signora, io non trovo bene in Italia.
Io torno.

 

 


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