Io in 10 righe – Idriss Amid

Idriss. È un nome tormentato. È un nome che non ha trovato ancora la sua dimora. Una dimora che sta nella sua intima veridicità sensoriale e scritta. È un nome condannato ai tagli. Nel paese dove è nato il padrone del nome, il Marocco, ha perso la sua prima lettera, la rispettabile “I”. Ai marocchini piace saltare le vocali perché la lingua marocchina, a differenza dell’arabo classico dal quale deriva, dà sfortunatamente il primato alle consonanti. Perciò, un giorno, avendo sentito parlare di un racconto di Rodari in cui un’Acca, essendo discriminata nel proprio paese, se n’era andata in Germania dove poteva godere di tutti i suoi diritti di pronuncia, il nome convinse il suo proprietario a portarlo in un altro paese. Tuttavia, il nostro signor nome prima di partire non aveva letto il racconto dell’Acca, e quindi non poteva sapere quale era il paese dal quale era scappata. Arrivato in Italia, l’illuso Idriss, per prima cosa è stato pronunciato in modo sbagliato. Gli italiani, a cui piacciono le vocali, tanto che la loro lingua è fra le poche lingue al mondo (se non l’unica) in cui tutte le parole tipicamente italiane finisco con le vocali, nel pronunciare il nome hanno dato più rilievo alla prima “I”, salvandola quindi dalla discriminazione, non sapendo però che l’accento per questo nome cade sull’ultima sillaba. Inoltre, in Italia Idriss ha trovato problemi anche per iscritto. Ha perso l’ultima lettera: “S”.  Gli italiani, in particolar modo gli addetti alla burocrazia, non amano molto il francese e non sanno che i nomi arabi delle colonie della Francia, scritti con le lettere latine, seguono le regole del francese.
Che delusione? Ma voi lettori potete suggerire a Idriss qualche altro posto dove andare? L’importante è non chiedergli di cambiare nome.

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