Presentazione di Christiana de Caldas Brito

“Passaparole!”
di Christiana de Caldas Brito*

Cari lettori,
nessuno si scorderà la nevicata che Bologna ci ha regalato provocando forti disagi soprattutto per quelli che venivano da fuori città.
Nonostante le condizioni climatiche, praticamente tutti gli iscritti si sono presentati al primo sabato del corso. Fuori, nevicava. Dentro, calorose aspettative.
Cos’era il laboratorio? Un incontro interculturale in cui si praticava la scrittura. Il nostro obiettivo era la stesura di un racconto breve, senza appoggi a stampelle già confezionate, ossia le frasi fatte, i cliché, i famosi “L.C.”, ossia i luoghi comuni. Quando qualcuno leggeva un brano del suo racconto e usava una frase logora, bastavano due semplici lettere (la elle e la ci) e quel qualcuno doveva scoprire un modo personale di svelare il proprio mondo. L’unico luogo comune accettato era la Sala Forti, una sala del Dipartimento di Italianistica, al primo piano dell’Università di Bologna, in cui ci guardava dall’alto la faccia sorridente del professor Forti.
Credo che non sia necessario introdurre i racconti di Passaparole. Ogni racconto si racconta e voi, lettori, avrete un solo compito: lasciarvi prendere dalle varie trame e sorprendervi con le storie narrate dai partecipanti al Laboratorio Interculturale di Scrittura Creativa del2009-10.
Insieme ai due tutor, il giornalista Daniele Barberi e io, il gruppo di partecipanti ha lavorato in un’atmosfera ludica ma con disciplina prussiana, il che non è un abbinamento dei più comuni. Il nostro laboratorio è stato un vero e proprio ossimoro.
È dal 2006 che la giornalista Roberta Sangiorgi, presidente l’Associazione Eks&Tra, organizza i laboratori interculturali di scrittura creativa, in collaborazione con il Dipartimento di Italianistica dell’Università di Bologna, di cui fa parte il professor Fulvio Pezzarossa, responsabile scientifico del laboratorio. Entrambi erano presenti allo svolgersi degli incontri e hanno contribuito con i loro suggerimenti alla buona riuscita dei lavori. Quest’anno il laboratorio è stato promosso e finanziato dalla Assemblea Legislativa delle Regione Emilia-Romagna. Presenti le dottoresse Patrizia Comi ed Emiliana Bertolini, dirigente e funzionario del Servizio Comunicazione e Documentazione. Patrizia ed Emiliana in varie occasioni hanno ricordato i valori dello Statuto della Regione, valori con i quali si può costruire una pacifica e proficua convivenza nell’Italia di oggi in cui la presenza dei migranti aggiunge del nuovo allo stile di vita italiano e alla lingua italiana stessa. Abbiamo capito durante gli incontri del nostro laboratorio che è estremamente positivo vedere la realtà da punti di vista diversi da quelli usuali. Jacob Moreno,
il creatore dello Psicodramma, diceva: “E quando sarò vicino, strapperò i tuoi occhi e li metterò al posto dei miei, e tu strapperai i miei occhi e li metterai al posto dei tuoi, e poi io ti guarderò con i tuoi occhi e tu mi guarderai con i miei”. È esattamente quello che è successo nei nostri incontri: ci siamo guardati e abbiamo visto la realtà con gli occhi altrui.
Come prova di questo scambio di sguardi, nei racconti di Passaparole potrete constatare come tanti autori si siano immedesimati nelle figure dei migranti e i migranti in quelle degli autoctoni.
Gli esercizi sorgevano da performance, da giochi, da immagini e suscitavano subito l’impegno creativo dei corsisti. Ci siamo visti per quattro venerdì pomeriggio e per quattro sabato mattina.
Tutti i partecipanti al laboratorio oltre a creare un proprio racconto, hanno usufruito dall’opportunità di farsi ascoltare nella lettura dei propri lavori, e di ascoltare i racconti dei compagni. A fare i commenti non erano solo i tutor ma tutti quanti. Questo ha creato una speciale atmosfera di attenzione e solidarietà. Abbiamo capito tante cose insieme: che leggere è un modo molto speciale di scrivere, che leggere i racconti a voce alta fa scoprire se funziona la musicalità del proprio testo, che tutti quelli che scrivono hanno bisogno di essere letti perché la letteratura è un’attività sociale che non si esaurisce nell’ambito dello scrittore. Letteratura è condivisione, è partecipazione sociale.
Che cos’erano le performance? Un happening di gruppo, un’occasione per mettere in pratica la propria immaginazione. Chi guarda con ’immaginazione può trovare tesori in posti spogli. Non consiste proprio in questo la letteratura? Il mago fa uscire un coniglio dal suo cilindro; lo scrittore, una storia dal suo quotidiano anche se spoglio come la scatola vuota di una nostra performance. Con i lavori del laboratorio, abbiamo provato a creare realtà parallele, a sostituire l’assenza con delle parole, a rivelare l’invisibile. Da non dimenticare la serietà dell’impegno e l’originalità con cui i partecipanti hanno corrisposto alle aspettative di chi ha organizzato il laboratorio. Per metà italiani, per metà migranti, il gruppo si è visto riflesso nei tutor, un italiano, Daniele, e una migrante che sarei io. In un percorso divertente, il laboratorio ci ha fatto provare come viene allargato l’immaginario e si diventa più creativi se ci si trova in un clima di interculturalità. E se l’Italia diventasse un grande e creativo laboratorio interculturale? Passaparole!

*scrittrice di origine brasiliana
tutor del laboratorio di scrittura creativa interculturale

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