Poesie
Folake Sarat Anifowose
(Italia)
P O E S I E
SENZA TITOLO
Chiacchere
chiacchere.
Labbra che baciano
denti e lingua
in una lussuriosa orgia
di parole.
L’unico scopo è l’assoluta
ricerca del piacere. Niente di
tutto ci’ ha senso.
Solo il mescolarsi viscido
delle membra crea suono
il figlio del movimento e del silenzio.
Fatti sentire.
SENZA TITOLO
Spero che tu
mio piccolo avventuroso
giovane viandante,
sia in grado di sconfiggere
e domare
quell’essere immondo
che giace ai miei piedi.
Dorme con uno solo, dei suoi tanti occhi
chiuso.
Ringhia, scalpita, rabbioso e insoddisfatto.
Spero proprio che tu
sia in grado di rabbonirlo il tempo di attraversare
il fiume.
SENZA TITOLO
Brucia
una goccia di limone
a contatto
con la piccola ferita aperta.
Sento di dovere succhiare
quel dito.
Il sapore aspro.
Si raddolcisce
al caldo contatto
del sangue.
Nella mia bocca s’insinua
il piacere.
Succhierò finché ce ne sarà .
SENZA TITOLO
Sarò veramente una fallita
e tutti lo vedranno
e scuoteranno la testa
borbotteranno un
“l’ho sempre saputo…”
Perché davvero tutti ne
avevano già il sospetto.
SENZA TITOLO
Se mi ridurrò ad un ammasso
scuro e dolciastro,
mezzo sciolto dal sole,
di una strana consistenza malleabile,
sarà colpa delle tue carezze.
Dei tuoi lunghi e umidi baci.
Se mi lascerò andare
e dalla mia bocca non uscirà che il tuo nome,
e dai miei occhi scuri proverrà una luce abbagliante
sarà colpa tua e dell’avermi presa
come un pescatore
cattura una sirena.
Se poi mi abbandonerai,
se poi dirai di non volermi più
se i tuoi occhi guarderanno il mare
lontano, lontano…
sarà colpa del vento
o del tempo…
le cose cambiano si sa.
Sarà qualcosa che avrai mangiato…
SENZA TITOLO
Invece di preoccuparmi
per il mio futuro,
perdo tempo a controllare
i battiti del mio cuore
come se non avessi già imparato
a vivere senza.
CALIFORNIA
Ogni tanto ci ripenso,
che se non fossi stata così stanca e
un pochino ubriaca
(mi girava la testa),
avrei fatto l’amore con te.
SENZA TITOLO
A quelle lì, gli devi far capire chi comanda.
Lascia pure che credano di avere in mano
le redini del gioco
lascia pure che fantastichino su quello che pensi
su quanto le desideri
su quanto siano belle e intelligenti.
A quelle così gliela devi far venire la voglia,
le devi far aspettare
devi essere paziente,
più paziente di loro. Devi farti pregare
devono tremare dalla voglia
fremere dal desiderio
boccheggiare solo all’idea.
In ginocchio con la faccia all’altezza del tuo ventre
come cagne affamate
come formiche laboriose e frenetiche
come orche voraci.
Tu hai il potere di farle sentire vive
hai il potere di dare una forma alle loro sensazioni
hai il potere di riempire ogni angolo buio del loro io.
Diventeranno insaziabili
sempre di più.
Ma tu potrai farle sospirare “basta”.
Potrai sentirglielo uscire flebilmente dalla bocca
potrai percepirlo dalla mollezza dei loro corpi
lo avvertirai dai brevi e continui spasmi dei loro muscoli.
Quelle
quelle si credono forti, fredde e dure come il marmo.
E’ così che ti cercano e ti vogliono
freddo e duro come il marmo.
Anche se fingono di saperti modellare
come creta.
Non hanno mani e non hanno piedi
sono un ammasso di tentacoli
con ventose pronte a succhiare anche la tua saliva.
Non ti divincolare
non cercare di liberartene.
Fai capire loro che non hai paura.
Fai capire loro chi comanda.
13 AGOSTO
E adesso che sei lontano,
e io t’immagino perso nelle onde
circondato dalle ninfe del mare
posso solo sorseggiare la mia aranciata amara
e sperare che non diventi amore.
CIBI E BEVANDE 2 (2007)
Sono debole e molle
come le interiora di un vecchio cane
dal ventre squarciato
con una lama poco affilata
di un piccolo vagabondo
sporco e affamato.
Con i miei grandi occhi scuri
lo guardo trangugiare avidamente
con le mani, la bocca, la faccia
sporche di sangue.
Con i miei occhi
imploro.
Che faccia presto
perché il dolore mi uccide troppo lentamente.
Che mastichi più a lungo
per sentire a fondo il mio sapore.
Sono inerme
e soffia un leggere alito di vita
che mi fa sbattere le palpebre
mentre una strana forza
mi spinge sul margine della strada
dentro un fosso
in mezzo alle ortiche.
IL POETA
Invincibile.
Insapore
in attraversabile
mi sto calando in questo ruolo
USA E GETTA
Eri veramente bellissimo,
per le mie mani
per la mia bocca.
Faccio un respiro profondo
perché credo tu sia morto
o emigrato in un altro stato.
UNGHIE CHE PICCHIETTANO SU DI UN TAVOLO
Il nervosismo della frenesia dello stress.
La frenesia del nervosismo dello stress.
Lo stress della frenesia del nervosismo.
L’eccitazione eccitante dell’attesa.
L’eccitante attesa dell’eccitazione.
L’attesa eccitante dell’eccitazione.
SENZA TITOLO
Mi sto sciogliendo,
sto imparando
a socializzare
a lasciarmi andare.
Uccider’ qualcuno.
SENZA TITOLO
Non posso dimenticare,
non puoi dimenticare.
Non possiamo dimenticare.
Eppure, ci date la forza,
ci date la forza per farlo.
Ci togliete il respiro
con le mani tozze
strette sul nostro collo.
LIMBO 1
Brevemente.
Vi esprimo con distinta noncuranza
Il mio disgusto.
Per la gestione della vostra
Piccola azienda fumosa.
Aggiungo senza dilungarmi
Che per un attimo mi ero scordata
Quanto insignificante e corta
Sia la vita di una persona.
Ci rivedremo in limbo.
ABBORDAGGIO
A bocca aperta
mentre cola il gelato
dalle mani
fisso il Vuoto.
Perché il Vuoto
mi guarda con occhi
languidi,ci sta provando.
E mentre pian
piano mi ricompongo
e raccatto il mio gelato
sciolto a terra,
mi sorride.
SENZA TITOLO
Vorrei morire,
lentamente,
in solitudine,
lì dietro quell’angolino buio,
in silenzio,
al freddo,
un giorno come questi,
di nebbia,
a gennaio
verso le cinque
senza piangere, senza lacrime.
Vorrei.
SENZA TITOLO
Niente cose dolci
Nel mio letto
Il miele che si appiccica ai capelli
La marmellata sulla pelle
Non ho mai desiderato
Di morire in un mare
Di cioccolata
Lo zucchero nella mia vita
è un ingrediente latente
Nessuno ha la pazienza di mescolare
Due zollette nel mio tè verde
Di vita
Ma poi lo zucchero ce lo metti
Solo dove ti piace
Mescola, mescola
Il mio niente.
SENZA TITOLO
Sei soddisfatto?
La tua vita è
di un materiale
preziosissimo
ma resistente.
E noi tutti
ti guardiamo dalla vetrina
in un museo.
Con la testa inclinata verso
un lato e le sopracciglia aggrottate
come se tu fossi
un quadro di Picasso.
FISCHI
Chi è che mi sta
pensando?
Dove sei? Chi sei?
Non so se il mio
ventre marcio
sarà in grado di
accoglierti.
La mia testa è già
piena di te, riempimi
anche il cuore…
le mani, le bracia,
le gambe…la bocca
del tuo nome. Chi sei
sconosciuto?
Mi ronzi
nella mente quando è
buia
come una lucciola.
Chi sei? Chi sei? Chi sei?
SENZA TITOLO
Non andiamo bene qui,
non andiamo affatto bene!
Non si rispettano le scadenze,
tutto all’ultimo minuto,
si usano le persone…
non va affatto bene.
Che immagine onirica
mi ero costruita, mattoncino rosa
su mattoncino rosa,
nella mia mente avida e senza acume?
Ho paura
non sono pronta.
Sto facendo una cazzata delle mie.
E’ la fine,
ho fatto confusione.
E’ la fine.
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