La Rivista: relazioni sull’intercultura
La Letteratura delle Migrazioni
Numero 1 – aprile 2002
Eks&Tra nelle scuole mantovane: alcune riflessioni
di Corrado Giamboni vicepresidente di Eks&Tra e insegnante
Premio Eks&Tra: otto edizioni, oltre 500 autori migranti, più di 1500 tra racconti e poesie. Sono cifre che testimoniano la realtà della letteratura della migrazione attraverso la “memoria” raccolta dall’associazione Eks&Tra, consolidata dall’appoggio organizzativo e solidale del Centro di educazione interculturale della Provincia di Mantova, grazie a cui saràpossibile a tutti fruire dell’archivio delle parole migranti nel sito internet www.eksetra.org.
Un impegno a diffondere la conoscenza da parte dell’associazione e del Centro che si è già concretizzata con il coinvolgimento di insegnanti e studenti del Mantovano.
La letteratura di migrazione nelle scuole mantovane, come probabilmente nelle altre scuole italiane, costituisce una proposta relativamente nuova alla quale gli insegnanti sembrano aderire timidamente ma in misura crescente.
C’è da premettere che la letteratura di migrazione, per quanto riguarda l’approccio al testo non si differenzia in nulla dalla letteratura “ufficiale”, poichè i testi giungono al lettore in italiano, dunque già filtrati attraverso il suo sistema linguistico e già pronti per essere fruiti, analizzati, studiati, vivisezionati, a seconda dell’insegnante e del metodo. Questa particolarità, di una letteratura che si designa italofona così come ne esiste già una francofona e una anglofona, costituisce la condizione necessaria e sufficiente per svolgere un lavoro sicuro sul testo.
Di ostacoli linguistici non ve ne sono dunque, mentre sicuramente maneggiando questa letteratura ci si può imbattere in interessanti novità, per chi fosse disposto a cercarle, di carattere inedito nel panorama culturale italiano.
Prima di tutto perchè la letteratura italiana non ha mai avuto una così vasta produzione italofona, da parte di scrittori non-italiani nè di madrelingua italiana, non potendo l’Italia vantare un passato coloniale importante – se vanto ci può essere – che abbia lasciato semi linguistici in giro per il mondo. Per questo motivo la lingua italiana si presenta spesso per lo straniero che la usa, come lingua “neutra”, se non addirittura lingua amica, laddove le lingue forti del colonialismo non sono mai neutre, connotandosi automaticamente come “codici imperiali” con i quali bisogna fare i conti. La riflessione è di Tahar Lamri, uno degli “scrittori di Esk&Tra”; e membro della giuria.
Ma vediamo quali sono i caratteri di questa produzione letteraria.
La possibilità di un punto di vista nuovo, innanzitutto. Spiegato con il nostro linguaggio. Si tratta di un grande regalo: la possibilità del confronto con sensibilità nuove, con altri approcci culturali, ci viene offerta senza che noi dobbiamo muoverci verso di esse. Questi scrittori poi ci raccontano dal loro punto di vista e con altre priorità, e il “rivederci”; con occhi diversi può; essere molto utile. Certo, questo richiede una certa disponibilità; a mettersi in discussione: operazione impegnativa e dall’esito incerto, anche se lo straniero che scrive in italiano ha già; fatto lui il primo passo verso di noi. Se noi lo accogliamo, lo ascoltiamo, non potremmo dare un esempio che possa stimolare i paesi più chiusi e refrattari al confronto a comportarsi allo stesso modo? Non potrebbero essere, gli scrittori migranti, dei ponti culturali per avvicinare il nostro mondo e i suoi valori al loro mondo e ai valori delle loro culture originarie? E’ un’ipotesi.
Poi, una diversa carica innovativa e creativa applicata al nostro vocabolario e al nostro modo di esprimerci e di pensare se è vero che esiste un collegamento fra parola e pensiero. Perchè certe invenzioni non sono possibili se non a chi viene da un mondo linguisticamente diverso, e porta il suo bagaglio di affetti e tradizioni, di sapere, i suoi suoni e le sue musiche. Diversamente, per chi sperimenta solo “da casa sua” sono possibili altri esiti.
Poi, incontri umani, oltre al testo. Con persone di cultura, dove la cultura passa dal sangue e dalla carne piuttosto che dalla sola carta. Raramente ci si limita alla disputa accademica o stilistica,
le priorità sono sicuramente altre per questa scrittura, chi viene a ricordarcelo ha pagato talvolta un prezzo alto. Non sempre è necessariamente un migrante, d’accordo, a presentarci una scrittura con questi caratteri, ma spesso oggi capita che lo sia. Un migrante laureato magari, che sa le lingue e che fa un lavoro da ultimo degli italiani. Oppure, tanto per rompere il controstereotipo dell'”extracomunitario buono”, un migrante che si trova in carcere perchè ha spacciato e rubato e per questo motivo non può; mai venire a ritirare i premi che vince, come il siriano Yousef Wak-kas, una persona che attraverso l’esercizio non facile della scrittura in una lingua non sua ha trovato un modo per sopravvivere al carcere e per iniziare un viaggio dentro a se stesso che lo ha portato a capire il male commesso.
Yousef Wakkas tiene una corrispondenza con la terza classe dell’Istituto d’Arte “Giulio Romano” di Mantova. Gli stereotipi… I migranti sono o buoni o cattivi, di solito sono portatori di grane e sporchi, e comunque è; meglio che se ne stiano a casa loro. Il discorso sugli immigrati non conosce mezze misure. La conoscenza serve, per approssimazioni, a cambiare uno stereotipo in uno meno parziale del precedente, e quindi a riconsiderare le facili generalizzazioni.
La letteratura dei migranti è senz’altro un’occasione di conoscenza reciproca. Sono discorsi difficili da fare, oggi che siamo in guerra e che le cose sono state rese più difficili, se mai ce ne fosse stato bisogno. Ma è proprio per questo che occasioni di questo tipo rappresentano uno spiraglio d’aria da non soffocare. E da portare nelle scuole.
Ostiglia, Buscoldo, Guidizzolo, Porto mantovano, Mantova: nel mantovano abbiamo iniziato da qui un lavoro grazie ad una rete di insegnanti motivati che, come si dice, “ci credono” e che sono diventati i nostri referenti per un lavoro continuativo, per una presenza viva, anche se forse non così evidente, non così “massmediaticamente” visibile sul territorio. Magari i frutti si vedranno più avanti, con i giovani talvolta è così. Un grazie a questi insegnanti che lavorano già da alcuni anni con noi, e a coloro che sembrano affacciarsi ora all’argomento. Un grazie anche al Centro di educazione interculturale della Provincia di Mantova, che continua a “crederci”.
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