Aukuì, di Fatima Ahmed. © Edizioni Eks&Tra, Collana Erranti, Pag. 186
ISBN 978-88-902290-8-4
ISSN 1828-8391

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Una saga familiare nella condizione dell’esilio lascia emergere frammenti di storie dense e appassionanti. Affetti, dolori, tensioni tra diverse generazioni e diversi modelli culturali disegnano un intreccio vivo e sincero di relazioni umane tormentate dagli eventi straordinari che hanno sconvolto la storia di luoghi lontani della terra. Anche piccoli fatti quotidiani irrompono nella routine e la caricano di sorprendente vivacità. Dalla voce narrante di Ayan, dal suo linguaggio trepido e innamorato, si delineano le vicende di un lungo itinerario nel tempo e nei luoghi. Cinquanta anni di vita che contengono guerre e feste, sentimenti e nostalgie, gesti e pensieri all’insegna della continua ricerca di un posto in cui sia possibile vivere.
“Quando eravamo a Phnom-Penh gli abitanti cambogiani e vietnamiti ci chiamavano gli indiani, mentre i cinesi semplicemente Aukuì che significa i diavoli neri. Aukuì, Aukuì colonna sonora della nostra vita quotidiana.
Anni dopo arrivati in Somalia siamo diventati i somali della Cambogia poi semplicemente i cambogiani. Qui in Europa come ci chiamerete, noi, figli di un somalo e di una vietnamita?”