Io in 10 righe: Roberta Giudice
Nata nel 1995, in un minuscolo paesino, quasi un villaggio rurale, della costa siciliana, ho deciso, a diciotto anni, di abbondare il mare per ritirarmi tra i colli bolognesi, che adesso, dopo sei anni, non vorrei più abbandonare. La mia avventura universitaria inizia nel segno di una passione per la letteratura italiana, da sempre compagna di vita e di piovose serate sotto le coperte. Un amore evolutosi pian piano nel segno di un interesse nei confronti della letteratura post-coloniale e della travagliata storia dei suoi autori, che mi ha spinto, dopo la laurea triennale, tra le confortanti braccia della facoltà di Letterature moderne, comparate e post-coloniali. Oggi, da aspirante traduttrice e incallita nerd letteraria, la voglia di cambiare il mondo e l’ipocrita percezione di coloro che mi circondano continua a non abbandonarmi. Al contrario, mi incentiva a lottare con sempre maggior convinzione per supportare coloro che, contrariamente a me, non hanno avuto il supposto privilegio di nascere dalla giusta sponda della normalità. Tra lotte sociali e di principio, suono l’ukulele, mi piacciono i gatti e, prendendo in prestito le parole di Pirandello, la mia vita non l’ho mai vissuta se non scrivendola.
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