Venerdì Papillon (Nicolò Colombini, Ioana Doru, Sara Zuccarini)
Aggiornato 6:47 10/04/2019
ULTIMA ORA: Nella notte è divampato un incendio al numero 36 di via Rossi: i pompieri stanno provvedendo a spegnere le fiamme. Ancora non è chiaro se fosse presente qualcuno all’interno.
17/10/1995
Caro Diario,
Oggi abbiamo letto in classe la nostra pagina di diario. Marta, Marco, Luca, Lucia, Sara, Alberto, Chiara, Simone, Alessia, Alessandro, Andrea, Anna, Francesco, Francesca, Martina, Guido, Giovanni, Valentina, Sofia, Filippo hanno scritto è stata una bella giornata.
Anche io ho scritto è stata una bella giornata.
Gli altri hanno scritto a scuola c’è stata la verifica di matematica. La verifica di matematica non era molto difficile. La verifica di matematica non era molto facile.
Anche io ho scritto a scuola c’è stata la verifica di matematica. La verifica di matematica non era molto difficile. La verifica di matematica non era molto facile.
Gli altri hanno scritto nel pomeriggio siamo andati al parco a giocare. C’era il sole.
Anche io ho scritto nel pomeriggio sono andato al parco a giocare. C’era il sole.
Oggi dopo scuola sono andato in gelateria. In gelateria ho incontrato: Marta, Marco, Luca, Lucia, Sara, Alberto, Chiara, Simone, Alessia, Alessandro, Andrea, Anna, Francesco, Francesca, Martina, Guido, Giovanni, Valentina, Sofia, Filippo.
Aggiornato 6:47 10/04/2019
I pompieri hanno domato l’incendio, ancora non è certo se qualcuno fosse presente in casa.
23/3/2007
Caro Diario,
Oggi giornata normale, corretta fine di una normale settimana di lavoro. Oggi c’era il sole, quando c’è il sole vado sempre a lavorare a piedi. Ho messo il papillon. Per strada c’era tanta gente che andava a piedi, indossavano il papillon: i tram che passavano erano vuoti. Sono arrivato al lavoro in anticipo di 15 minuti, come sempre: sono andato come tutti i giorni a prendere il caffè alla macchinetta. C’erano già dei miei colleghi, gli altri sono arrivati poco dopo di me. Tutti prendiamo il caffè prima di cominciare a lavorare. Ci diciamo a vicenda: è il modo migliore per cominciare la giornata. Siamo d’accordo. A pranzo c’era pasta con tonno e pomodoro alla mensa, come ogni venerdì. A tutti piace la pasta con tonno e pomodoro del venerdì.
La giornata di lavoro è trascorsa senza intoppi.
La sera sono tornato a piedi e c’era tanta gente che camminava per tornare a casa. A casa ho guardato la tivù.
Aggiornato 8:01 10/04/2019
È stato trovato il corpo carbonizzato di una persona adulta, probabilmente di età compresa tra i 30 e i 40 anni.
01/04/2018
Caro diario,
oggi mi è accaduto un fatto insolito. Stavo rientrando a piedi dal lavoro: nelle giornate di sole vado al lavoro a piedi e torno a casa a piedi. C’era tanta gente che andava a piedi.
Come ogni mercoledì portavo la bandana. Tutti avevano la bandana.
In via Jeeg Robot ho cominciato ad avvertire uno strano rumore.
Tic-tic-tic-tic
Erano passi diversi da quelli delle persone come me. Mi sono voltato: quello che ho visto mi ha lasciato di sasso per circa dieci secondi, tanto che sono rimasto immobile.
Un cane. Non era troppo grande e nemmeno troppo piccolo. Aveva il pelo scuro, non troppo lungo e non troppo corto. I suoi occhi non erano molto grandi e mi fissavano. La sua coda non era di dimensioni notevoli e la muoveva ritmicamente.
Era la prima volta che vedevo un animale selvatico in libertà. Da quello che sento alla tivù non capita spesso si spingano fino in città. Ho avuto un po’ paura perché mi hanno sempre detto che i cani sono pericolosi come gli orsi e non bisogna farsi ingannare dal fatto che sono più piccoli. Mi sono guardato intorno per vedere se c’era qualcuno a cui chiedere una mano, di solito è piena di gente via Jeeg Robot, ma non c’era più nessuno. Anche questo è strano.
Allora ho cominciato prima a camminare veloce e poi a correre quando ho visto che mi seguiva. Ho svoltato a destra in via Goldrake e per un momento mi è sembrato di non vederlo più, ma poi è ricomparso e ho ricominciato a correre. Mi sono fermato davanti a casa, ho cercato di aprire il cancello del cortile il più in fretta possibile, inutile: il cane è arrivato velocissimo ed è entrato quasi senza che me ne accorgessi.
È ancora lì, ora. In giardino. Non si è praticamente mai mosso. Ho ricontrollato ogni ora dalla finestra della cucina. Non sembra voglia andarsene.
Se non se ne va dovrò chiamare la Protezione Animali. Non è normale avere un cane in giardino.
Aggiornato 8:14 10/04/2019
È stato accertato che la persona deceduta nell’incendio era un uomo e a quanto risulta era solo in casa.
02/04/2018
Caro Diario,
oggi è stata una giornata strana.
Quando mi sono svegliato stamattina sentivo come un peso nel petto. Mi sono preparato velocemente e sono uscito di corsa, senza guardare il giardino. Mentre andavo al lavoro quella cosa ha cominciato a pesare di più: era come se intestino, stomaco e pancreas non fossero al loro posto. Alla mensa c’era la pasta con il sugo e le polpette, come ogni giovedì. Per la prima volta non sono riuscito a finirla, ho lasciato tre polpette e qualche spaghetto nel piatto.
Durante la camminata di ritorno dal lavoro in certi momenti andavo più veloce, altri quasi mi fermavo. Non mi sono nemmeno accorto di aver perso il cappello di Sampei per una folata di vento.
Sono passato per via Jeeg Robot e poi per via Goldrake.
Quel peso che avevo avuto tutto il giorno è diventato più forte, insopportabile che non riuscivo a respirare.
Quando sono arrivato a casa e ho aperto il cancello ho visto il cane. Era ancora in giardino, accucciato in un angolo. Appena mi ha visto si è alzato e mi è venuto incontro. Mi è saltato addosso e ha cominciato a leccarmi. Ho provato a scansarlo, ma lui ha continuato. Scodinzolava così forte che ho pensato la coda si staccasse. Ho cercato di nuovo di farlo andare via e di aprire la porta per chiudermi dentro. Non ho fatto in tempo a entrare che lui era già in salotto. Seduto sul tappeto mi guardava e continuava a muovere la coda. A guardarlo in faccia sembrava sorridere.
Volevo chiamare la Protezione Animali. Ho preso il telefono, ma mentre cercavo il numero mi sono accorto di una cosa: quel peso che avevo non lo sentivo più. Allora ho appoggiato il telefono e sono andato in cucina per preparare la cena. Il cane mi ha seguito e appena ho tirato fuori la carne ha ricominciato a saltare, e ha continuato finché non gliene ho dato un pezzo, e un altro e poi un altro ancora.
Domani deciderò cosa fare con lui. Abbiamo passato la serata insieme, ho guardato la tivù e lui si è messo sul divano con me. È rimasto buono buono, non ha fatto niente di strano. Poi a un certo punto è passata un’ambulanza, con le sirene, e lui è corso via verso la finestra. Allora volevo chiamarlo per farlo tornare qua, perché non abbaiasse, ma non sapevo come chiamarlo. Così ho detto le prime due sillabe che mi sono venute in mente: Momo! Vieni qui Momo!Aggiornato 8:20 10/04/2019
Dell’identità del defunto ancora non si hanno notizie.
20/05/2018
Caro diario,
dalla finestra intravedo le luci del bar da Gianni, sono ancora accese ma penso non manchi molto alla chiusura. Chissà se Paolo, Andrea e Luca sono ancora lì. Avranno preso la birra chiara alla spina come al solito. Erano a dir poco stupiti dalla mia decisione di rimanere a casa e non posso biasimarli. Ho provato a simulare un mal di testa, affaticamento; ho incolpato le giornate di lavoro stancanti. Penso che alla fine l’abbiano presa per vera. A tutti capita di essere stanchi, no?
Quello che non capita a tutti è di tenere un cane in casa con sé. Per il momento preferisco che Momo continui a essere il mio segreto.
Infondo stiamo bene io e Momo. Questa sera ci siamo divertiti parecchio. Certo un po’ mi dispiace aver rinunciato alla birra, ma non siamo stati affatto male. Dopo cena abbiamo guardato un programma divertente in tivù, poi gli ho raccontato delle mie vicissitudini al lavoro, delle mie passeggiate al parco di questi giorni: mi piacerebbe portarci anche lui un giorno. Gli ho anche raccontato che stamattina stavo per dimenticarmi il cappello: io non dimentico mai il cappello del giovedì.
Lo so, è assurdo parlare con un cane. Se gli altri lo sapessero riderebbero di me tra una sorsata e l’altra. E pensare che fino a poche settimane fa sapevo a stento che forma avesse un cane. Avrei riso anch’io se avessi saputo che uno dei miei amici si teneva in casa e passava la serata con un animale del genere. Eppure quando mi soffermo a guardare quelle orecchie, quegli occhi vispi e il movimento ritmico di quella coda mi prende come un vuoto nel petto, un vuoto che non avevo mai sentito. Sembra quasi che il mio cuore per un attimo smetta di battere. Smette per un attimo, poi riparte.
Aggiornato 8:35 10/04/2019
Il corpo è stato portato via: nelle prossime ore il medico legale sarà in grado di fornire maggiori informazioni.
06/10/2018
Caro diario,
oggi giornata normale, o almeno così è stato fino a che i miei colleghi non si sono accorti che non portavo il papillon. Vedevo sguardi sospetti colpirmi mentre svolgevo le mie mansioni. “ho qualcosa di strano?” mi domandavo. Li vedevo fissarmi proprio in quel punto. Temevo di essermi sporcato la camicia con il caffè, ogni tanto mi capita. Ma quello capita a tutti. Che bisogno c’era di fissarmi con quello sguardo maligno?
Poi, d’un tratto, ho notato la differenza tra me e loro. Attorno al mio collo c’era un vuoto, una mancanza. Quel simpatico farfallino che sono abituato a mettere ogni venerdì questa mattina ha deciso di rimanere a casa. Non me ne ero nemmeno accorto. Sono molto sbadato di recente.
Anche durante il rientro a casa mi sentivo osservato. Ma non mi importava più di tanto, ciò che mi interessava era andare da Momo. Ero sicuro che lo avrei trovato dietro la porta di casa ad aspettarmi. Sono giorni che lo vedo sempre sulla soglia. Mi fissa con quelle pupille scure e con le orecchie rizzate verso l’alto mentre la coda continua il suo ritmico movimento. Sono sicuro di ciò che vuole dirmi: voglio uscire. Gliel’ho spiegato in mille modi che i cani non possono uscire. I cani che vengono visti in giro fanno una brutta fine.
Aggiornamento 9:15 10/04/2019
Le cause che hanno scatenato l’incendio ancora non sono chiare. I carabinieri stanno vagliando tutte l’ipotesi, anche se pare improbabile una causa dolosa.
10/10/2018
Caro diario,
oggi altra giornata regolare. Stamattina fortunatamente non ho dimenticato nulla, il giubbotto da ghostbusters era al suo posto. Anche il sole era al suo posto. Nel pomeriggio ho fatto una passeggiata al parco. A un certo punto mi sono messo seduto perché la giacca mi faceva caldo. Mi sono rilassato per qualche minuto su una panchina, il sole mi arrivava dritto in faccia e dovevo chiudere gli occhi per non esserne accecato. Quando li aprivo vedevo queste persone, tutte con lo stesso giubbotto, e mi chiedevo se non stessero morendo dal caldo.
A cena ho mangiato la pasta con i fagioli. Poi ho guardato la tivù. Ora potrei andare a letto in tranquillità, spegnere la luce e mettere la sveglia alle sette come ogni sera. Ma questa non è una serata normale, ormai ho deciso che non lo sarà. Stanotte porterò fuori Momo. Di notte la gente dorme.
Aggiornato 9:42 10/04/2019
Dalle prime testimonianze raccolte da vicini di casa e passanti non è emerso nulla.
18/01/2019
Caro diario,
è morto. Morto. L’ho trovato ucciso questa mattina fuori dalla porta di casa. Momo, il mio Momo, il mio cane, l’unica cosa che sia mai stata mia ora non lo è più, non è più nulla se non un piccolo corpo inerme posato fuori dal mio portone.
Me l’hanno ucciso, lo so. La colpa è mia. La colpa è delle passeggiate notturne, del mio bisogno di accontentarlo e portarlo fuori a prendere un po’d’aria. Non è successo molte volte, ma ogni volta mi dicevo: “Dai, anche stanotte è andata bene. Nessuno vi ha visti”. Di tanto in tanto, mentre camminavo con lui, mi pareva di scorgere dei rumori o delle ombre sospette, ma poi mi ripetevo che era tardi. Le persone di notte dormono, nessuno uscirebbe mai di casa dopo la mezzanotte quindi non avevo nulla di cui preoccuparmi.
A quanto pare mi sbagliavo. Momo è lì, non respira, non abbaia, non muove la coda, non ansima, non mi fissa. Non fa nulla. Lo seppellirò in giardino, proprio lì, nell’angolo, dove è rimasto ad aspettare che lo facessi entrare.
Aggiornato 10:01 10/04/2019
Sostengono inoltre di non aver mai visto nessuno in quella casa, tant’è che la ritenevano diasabitata.
22/01/2019
Caro diario,
ti scrivo per raccontarti ciò che è accaduto questa sera dentro alla mia testa. Ero sul divano, stanco dopo un’altra inutile giornata di lavoro, e guardavo la tv, speravo potesse distrarmi da quel chiodo fisso di nome Momo. Ad un tratto è iniziato un cartone animato con un grande robot come protagonista. Ho pensato che era simile a quelli che guardavo da bambino. Da bambino. Non ricordo molto di quell’epoca. Diciamo che non mi capita di pensarci, o almeno non mi capitava fino a poche ore fa. Infatti, mentre guardavo quel robot trasformarsi sullo schermo, ho avuto una visione improvvisa.
È difficile ricostruire ciò che ho visto. Per ora ho soltanto una serie di immagini confuse che proverò a esprimere a parole.
Nella prima immagine ci sono io a cinque anni. Sono un bambino tranquillo, coccolato dai genitori, amo la cioccolata e i robot. I miei me ne hanno regalato uno per Natale e lo porto sempre con me. Lo porto anche a scuola, non posso lasciarlo da solo nemmeno un attimo. Lo stringo a me e mi irrito quando le maestre mi dicono di appoggiarlo per fare qualche gioco o per mangiare.
Nella seconda immagine ci sono io che piango come un disperato perché il mio compagno Mohamed ha inavvertitamente fatto cadere a terra il robot. Rotto. Si è staccata la testa. Il mio amato robot. Lo raccolgo, provo a ricomporlo, ma non c’è nulla da fare. Le maestre provano a tranquillizzarmi, ma io non riesco a non piangere. All’uscita da scuola, quando mia madre mi viene a prendere, ho ancora gli occhi colmi di lacrime.
Nella terza immagine c’è mamma che grida contro ai genitori di Mohamed, contro il bambino anche. Le ho detto che è stato lui, che lo ha fatto apposta. Ora sono arrabbiato, anche mamma è arrabbiata. Dice alla maestra che è un’incompetente, che il suo lavoro non lo sa fare, che con certi bambini bisogna stare più attenti di altri: per dio, mica è come gli altri, questo Mohamed è un piccolo selvaggio, cosa vuole che gli insegnino a casa! E figurarsi da grande come sarà. Ora non mi interessa dove troverete i soldi, ma questo gioco ce lo ripagate, che è il minimo, chissà cosa avrebbero fatto se fosse successo al loro paese.
Mentre torniamo a casa mi fa: tu con ‘sti bambini stranieri è meglio se non ci giochi più, non ne esce mai niente di buono.
A cena anche papà si arrabbia, alza la voce e dice qualche bestemmia, sempre contro – Questi stranieri! –.
A letto poi non ho più il mio robot con me e penso a una cosa: tutto quello che vorrei è che non ci fossero più stranieri, che fossero tutti come me.
È stato un mio desiderio. Un mio desiderio.
Aggiornato 11:56 10/04/2019
Tra gli oggetti rinvenuti nella casa i Carabinieri hanno comunicato che sono stati ritrovati diversi taccuini, molti ormai illeggibili a causa del fuoco.
26/03/2019
Caro diario,
stamattina mentre uscivo di casa per andare in chiesa mi sono imbattuto nel signor B., il mio vicino. Anche lui andava in chiesa. Di solito ci diciamo “Buongiorno”, “buonasera” o “arrivederci”, nulla di più. Ma stamattina mi sembrava che mi guardasse con un’aria strana, come se volesse accusarmi di qualcosa. “Non l’ho vista ieri alla partita di calcio” mi ha detto.
“Non stavo molto bene” gli ho risposto.
“Le capita spesso di non stare bene di recente, non è vero?” mi ha chiesto lui.
Gli ho domandato cosa intendesse e cosa glielo facesse pensare.
La sua risposta è stata “Salta le partite, domenica scorsa ha saltato perfino la messa. Dicono che arrivi tardi al lavoro, che risponda in maniera non adeguata, mi hanno detto addirittura che un venerdì si è dimenticato il papillon. Spero che almeno quel suo vizio di uscire di casa a orari stravaganti sia finito.”
Cosa avrà voluto dire? Orari stravaganti? Si riferiva per caso a quando portavo fuori Momo? Mi avrà visto? Se per caso scoprissi che è coinvolto nella sua uccisione non so cosa farei.
Dopodiché gli ho chiesto cosa intendesse per “risposte non adeguate”.
“Non adeguate, strane. Vede, anche ora lei sta parlando in maniera strana. Il suo tono, la sua espressione, il modo in cui si muove. È tutto strano, lo sanno tutti. Faccia attenzione d’ora in poi”
Faccia attenzione? Dovrei preoccuparmi? Cosa succede alle persone strane?
Dopo l’ho salutato e sono stato in chiesa, la messa è stata noiosa, penso non ci tornerò più.
Aggiornato 15:32 11/04/2019
I carabinieri sono rimasti colpiti dalla grafia infantile con cui erano stati redatti i diari.
01/04/2019
Caro diario,
sono giorni ormai che non metto piede fuori di casa. Non ho voglia di scontrarmi con il mondo monocolore che è là fuori. Ho smesso perfino di andare al lavoro, quelle facce tutte uguali mi avevano stancato. Non penso sentiranno la mia mancanza. Prenderanno il caffè ogni mattina come hanno sempre fatto, chiacchiereranno del sole e della pioggia come hanno sempre fatto, metteranno la camicia a quadri il lunedì, il giubbotto da ghostbusters il martedì, la bandana il mercoledì, il cappello da Sampei il giovedì, il papillon il venerdì. Per quanto riguarda le mie mansioni, non sarà difficile rimpiazzarmi. Il mondo è pieno di uomini ordinati, puntuali e diligenti quanto me.
Io non ho più alcuna di queste qualità. Mi sveglio a orari indefiniti, pranzo e ceno quando e come capita, non pulisco più le stanze nei giorni prestabiliti. Trascorro pomeriggi interi steso sul letto a fissare il soffitto, di tanto in tanto mi sembra di udire Momo abbaiare nell’altra stanza e allora mi alzo di scatto speranzoso di vederlo correre verso di me, ma poi sono costretto a ricordarmi la verità.
Prima di dormire esprimerò di nuovo un desiderio, lo stesso desiderio che mi accompagna da qualche sera. Questa volta, oltre a pensarlo, ho deciso di scriverlo anche su queste pagine, anche se non ho molte speranze di vederlo realizzato.
Vorrei che non ci fossero più persone come me, vorrei che fossero tutti stranieri.
Aggiornato 16:07 11/04/2019
Dalle poche pagine che gli inquirenti sono riusciti a leggere e analizzare quei taccuini risultano essere stati i diari della vittima negli ultimi 24 anni.
08/04/2019
Caro Diario,
il signor B. aveva ragione. Io sono strano. Sono lo straniero e sono quasi certo che queste saranno le mie ultime righe.
Non sono uscito nemmeno oggi, anche se avrei dovuto: il frigo e la dispensa sono praticamente vuoti, la spazzatura si accumula all’ingresso. Ma tanto ormai l’appetito non ce l’ho più da giorni. Ho passato di nuovo tutta la giornata alla finestra, con la tapparella abbassata; ho guardato attraverso i fori. Sono passati in molti, molti più di quelli che sarebbero passati normalmente di qua, ma anche molti più di ieri. Casa mia è diventata un’attrazione. Si sono fermati tutti a guardare, a provare a vedere se riuscivano a scorgere qualche mio movimento: in tanti poi hanno urlato qualcosa, insulti in gran parte, altri hanno anche lanciato qualcosa, sassi per lo più e qualche bottiglia di vetro. Sono riusciti a rompere la finestra della cucina. Un paio di volte si sono formati dei gruppi spontanei e hanno cominciato a fare dei cori, ma i loro slogan non erano molto originali.
Mi chiedo di nuovo per quanto potrò continuare a vivere. No, non per molto.
C’è una cosa a cui ho pensato spesso da quando è morto Momo, ma che ho realizzato solo oggi quando hanno rotto la finestra: questo mondo non è fatto per me, io non sono fatto per questo mondo.
Niente più bandana, niente più cappello da Sampei, niente più giubbotto dei ghostbusters, niente più papillon. Niente più pranzi alla mensa, sempre uguali; niente più persone come me a consumarli.
C’è una cosa che mi mancherà: i nomi delle vie. Via Jeeg Robot, via Goldrake e tutte le altre con i loro nomi dei cartoni e dei robot. Quelle sono l’unica cosa bella, l’unica che vorrei salvare. Al resto voglio soltanto dire addio.
Li sento, sento le loro voci, le loro grida: spero mi stiano venendo a prendere.
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