Presentazione di Christiana de Caldas Brito
Vorrei raccontarvi la mia esperienza come docente del laboratorio interculturale di scrittura organizzato dal Dipartimento di Italianistica dell’Università di Bologna (Professor Fulvio Pezzarossa) e dall’Associazione Eks&Tra (Roberta Sangiorgi).
A me è stata data ampia libertà di ideare il programma del laboratorio. Gli incontri erano di venerdì (dalle 15:00 alle 18:30) e di sabato (dalle 9:30 alle 12:30). In totale 4 moduli, in cui veniva privilegiato il lavoro pratico rispetto alla teorizzazione che sarebbe stata funzionale ai testi scritti.
Ho concepito il laboratorio come una camminata verso la stesura di un racconto, seguendo i passi proposti nel mio testo Viviscrivi – verso il tuo racconto, Edizioni Eks&Tra, 2008, ma il clima era di apertura a tutti i suggerimenti dei partecipanti al laboratorio. Insieme, avremmo percorso le diverse tappe per approdare alla stesura di un racconto finale. Nell’aula c’era un vero campione di convivenza armonica tra persone di varie età e diverse provenienze culturali.
Nel condurre il laboratorio ho potuto notare l’interesse reciproco che avevano gli italiani verso gli stranieri presenti e, viceversa, degli stranieri verso gli italiani. Uno dei primi esercizi proposto è stato quello di esporre quello che i partecipanti si aspettavano dal laboratorio. In tanti hanno risposto che erano ansiosi di osservare e capire immaginari diversi dal proprio. È interessante pensare che il laboratorio era condotto da me, che sono brasiliana, e da Miguel Angel Garcia che è argentino. Era, quindi, una proposta interculturale già a partire dai docenti.
Il gruppo era composto da 40 persone. Italiani ma anche partecipanti originari di Egitto, Nigeria, Sudan, Marocco, Polonia, Bosnia, Lettonia, India, Iran, Stati Uniti, Messico, Argentina, Cile e Brasile. La creatività letteraria era la patria comune di tutti noi. Ci univa anche la capacità di ascolto reciproco.
Lo scambio tra italiani e migranti è stato per me l’aspetto più bello del laboratorio. Abbiamo potuto costatare quanto sia stimolante il contatto delle diversità per accrescere il proprio immaginario. Durante le esercitazioni si respirava nell’aula quel silenzio che non è prodotto di cose taciute ma di intenzioni condivise. Tutti erano incuriositi dal lavoro degli altri. E sappiamo quanto vuol dire per chi scrive, essere ascoltati con attenzione.
Ogni venerdì iniziavamo con un gioco-performance che preparava e riscaldava il gruppo alla creatività. A mio avviso, niente è più divertente dell’essere creativi e queste performance ci davano l’atmosfera per iniziare i lavori scritti.
Nella prima di queste performance, con cui abbiamo aperto i lavori del laboratorio, Roberta, di comune accordo, mi consegnava una scatola dicendomi che qualcuno l’aveva lasciata per me. Io aprivo la scatola e guardavo dentro, sorprendendomi di quello che vedevo dentro: “Ma non è solo per me! È per tutti noi!”. Chiudevo la scatola e l’esercizio consisteva nel dire quello che c’era dentro. Ovviamente la scatola era vuota, condizione per far sì che essa potesse contenere tutto quello che i presenti avevano visto lì dentro: “parole”; “palle colorate da giocoliere”; “un libro un po’ sgualcito, usato da molti, pieno di consigli ed esercizi per accendere la creatività”; “lo spazio per gli scritti di tutti”; “carta che accoglierà le nostre emozioni”; “una lingua che conosciamo tutti e che ci permetterà di capirci”; “delle lettere di un alfabeto universale”.
Queste risposte mi hanno fatto riflettere sul significato di un laboratorio interculturale, come il nostro: uno spazio e una lingua comuni per meglio conoscerci.
In questo libro troverete i racconti finali che sono stati selezionati per la pubblicazione cartacea. I racconti sono stati commentati in classe e poi rielaborati dai loro autori. Preferisco non commentarli, in modo che li assaporiate nell’immediatezza della lettura. Il tema dei racconti era libero. L’unica richiesta era quella di non superare le 5 pagine.
Autori e docenti ringraziano la casa editrice Eks&Tra, la Fondazione Cassa di Risparmio di Bologna ed il Dipartimento di Italianistica dell’Università di Bologna, che hanno reso possibile questa pubblicazione e ringraziano anche il professor Pezzarossa per le sue idee lungimiranti.
Non mi resta che ringraziare i partecipanti al laboratorio per la loro collaborazione durante gli incontri. È stato bello vedere con quanto entusiasmo hanno lavorato. Non è stato minore il mio entusiasmo nel condurre il laboratorio.
Buona lettura a tutti!
Ho concepito il laboratorio come una camminata verso la stesura di un racconto, seguendo i passi proposti nel mio testo Viviscrivi – verso il tuo racconto, Edizioni Eks&Tra, 2008, ma il clima era di apertura a tutti i suggerimenti dei partecipanti al laboratorio. Insieme, avremmo percorso le diverse tappe per approdare alla stesura di un racconto finale. Nell’aula c’era un vero campione di convivenza armonica tra persone di varie età e diverse provenienze culturali.
Nel condurre il laboratorio ho potuto notare l’interesse reciproco che avevano gli italiani verso gli stranieri presenti e, viceversa, degli stranieri verso gli italiani. Uno dei primi esercizi proposto è stato quello di esporre quello che i partecipanti si aspettavano dal laboratorio. In tanti hanno risposto che erano ansiosi di osservare e capire immaginari diversi dal proprio. È interessante pensare che il laboratorio era condotto da me, che sono brasiliana, e da Miguel Angel Garcia che è argentino. Era, quindi, una proposta interculturale già a partire dai docenti.
Il gruppo era composto da 40 persone. Italiani ma anche partecipanti originari di Egitto, Nigeria, Sudan, Marocco, Polonia, Bosnia, Lettonia, India, Iran, Stati Uniti, Messico, Argentina, Cile e Brasile. La creatività letteraria era la patria comune di tutti noi. Ci univa anche la capacità di ascolto reciproco.
Lo scambio tra italiani e migranti è stato per me l’aspetto più bello del laboratorio. Abbiamo potuto costatare quanto sia stimolante il contatto delle diversità per accrescere il proprio immaginario. Durante le esercitazioni si respirava nell’aula quel silenzio che non è prodotto di cose taciute ma di intenzioni condivise. Tutti erano incuriositi dal lavoro degli altri. E sappiamo quanto vuol dire per chi scrive, essere ascoltati con attenzione.
Ogni venerdì iniziavamo con un gioco-performance che preparava e riscaldava il gruppo alla creatività. A mio avviso, niente è più divertente dell’essere creativi e queste performance ci davano l’atmosfera per iniziare i lavori scritti.
Nella prima di queste performance, con cui abbiamo aperto i lavori del laboratorio, Roberta, di comune accordo, mi consegnava una scatola dicendomi che qualcuno l’aveva lasciata per me. Io aprivo la scatola e guardavo dentro, sorprendendomi di quello che vedevo dentro: “Ma non è solo per me! È per tutti noi!”. Chiudevo la scatola e l’esercizio consisteva nel dire quello che c’era dentro. Ovviamente la scatola era vuota, condizione per far sì che essa potesse contenere tutto quello che i presenti avevano visto lì dentro: “parole”; “palle colorate da giocoliere”; “un libro un po’ sgualcito, usato da molti, pieno di consigli ed esercizi per accendere la creatività”; “lo spazio per gli scritti di tutti”; “carta che accoglierà le nostre emozioni”; “una lingua che conosciamo tutti e che ci permetterà di capirci”; “delle lettere di un alfabeto universale”.
Queste risposte mi hanno fatto riflettere sul significato di un laboratorio interculturale, come il nostro: uno spazio e una lingua comuni per meglio conoscerci.
In questo libro troverete i racconti finali che sono stati selezionati per la pubblicazione cartacea. I racconti sono stati commentati in classe e poi rielaborati dai loro autori. Preferisco non commentarli, in modo che li assaporiate nell’immediatezza della lettura. Il tema dei racconti era libero. L’unica richiesta era quella di non superare le 5 pagine.
Autori e docenti ringraziano la casa editrice Eks&Tra, la Fondazione Cassa di Risparmio di Bologna ed il Dipartimento di Italianistica dell’Università di Bologna, che hanno reso possibile questa pubblicazione e ringraziano anche il professor Pezzarossa per le sue idee lungimiranti.
Non mi resta che ringraziare i partecipanti al laboratorio per la loro collaborazione durante gli incontri. È stato bello vedere con quanto entusiasmo hanno lavorato. Non è stato minore il mio entusiasmo nel condurre il laboratorio.
Buona lettura a tutti!
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