Biografia degli autori

BIOGRAFIE DEGLI AUTORI DI SCARPE SCIOLTE

TONIA BRANCACCIO
Tonia Brancaccio nasce a Capua il 30 /11/1975. “Emigra” a Bologna nel 2001 e qui si stanzia, innamorandosi di questa città. Lavora come insegnante di scuola primaria (e di questi tempi è un atto di coraggio), ha pochi vizi, ma tutti pessimi, tra i quali quello di scrivere. Dedico questo racconto ai miei amici, a chi mi sopporta e mi vuole bene. Ringrazio l’associazione Eks&tra, e in particolare Roberta, per l’opportunità che ci ha dato e per l’esperienza fantastica che è stata il corso di scrittura.

ROBERTA SIRENO
Quando frequentavo le scuole medie Carducci, la mia prof di matematica Marchi disse a mia madre:
“Sua figlia è un pò anarchica” “Ma no!” rispose mia madre.
All’epoca mi domandavo quale fosse il vero significato dell’anarchia.
Oggi capisco che ho una mente democratica e un cuore potenzialmente tentato dall’anarchia.

LOLITA TIMOFEEVA
Lolita Timofeeva è nata a Riga (Lettonia). Ha cominciato il suo percorso formativo a Riga, all’istituto tecnico (indirizzo stilismo) e all’Accademia delle Belle Arti (pittura) completandolo poi all’Accademia del Design prima a Pietroburgo e poi a Mosca.
Dal 1991 vive in Italia. Dal 1993 l’artista ha allestito numerose mostre personali in luoghi pubblici e gallerie private di città europee. E’ stata protagonista in musei come Museum Het Paleis (The Hague/Olanda), Museo Casal Solleric (Palma de Mallorca/Spagna), Foreign Art Museum (Riga/Lettonia) ecc. Nel 1997 ha rappresentato la Lettonia con una mostra personale nella XLVII Biennale di Venezia. Tra i critici e intellettuali che hanno scritto della sua arte, figurano i nomi di: Janus, Giorgio di Genova, Pierre Restany, Mario Luzi (del quale ha illustrato una raccolta di versi), Antonio Paolucci, Bigas Luna, Marcel Paquet, Giorgio Celli, Lino Cavallari e altri.

MARTINA DARAIO
Mi chiamo Martina Daraio e sono nata ad Ancona nella primavera del 1987.
Attualmente studio Lettere a Bologna.
Talvolta vengo colta da attacchi di panico, ad esempio quando devo parlare di me in dieci righe.

PINA PICCOLO
Pina Piccolo è una traduttrice ed insegnante italo-americana. Nata in California, cresciuta in Italia, ritornata negli USA e vissuta lì per 30 anni ed infine riapprodata in Italia, si considera bilingue e “multicultural”. Formatasi come italianista all’Università di Berkeley, ha svolto attività di promozione culturale in entrambi i paesi scrivendo saggi (negli Stati Uniti su Fo, Rame, Celati, di Ruscio) ed organizzando iniziative (qui in Italia promuove l’opera della poetessa Shailja Patel). Negli ultimi anni ha pubblicato poesie e racconti che affrontano, tra altre cose, il tema del razzismo e della xenofobia, purtroppo di grande attualità a livello mondiale.

KAREWICZ DANIELA
Nasce in Polonia. Il suo amore per l’arte risale all’infanzia quando, rispetto ai suoi compagni, si sentiva già un’estasiata “artista”. In Italia, per dedicarsi ad organizzare una nuova vita, trascura l’arte, ma l’improvvisa morte del fratello la porta a tradurre i suoi testi poetici, per poi cominciare a creare opere proprie. Con l’associazione E.S.S.E.R.E. del suo paese, Barberino del Mugello, ha iniziato a dipingere e a scrivere poesie, frequentando un laboratorio di scrittura creativa. Spesso si diletta ad illustrare le proprie composizioni. Fa parte dell’associazione “Delle terre di Giotto e del Beato Angelico”.
Suoi lavori sono stati presentati durante vari incontri culturali, ed alcuni pubblicati. Partecipa a concorsi e rassegne letterarie con apprezzabili riconoscimenti.

CECILIA GHIDOTTI
Un grande scrittore, Ermanno Cavazzoni, mio professore all’Università l’anno passato, ha scritto di un suo amico, anche lui scrittore, una trentina di righe. Io non sono Ugo Cornia, in primo luogo sono una donna, credo di avere 10-15 anni in meno, forse sono un po’ più bellina, ma quello dipende dai gusti. Ugo Cornia, a quanto scrive Cavazzoni, divide l’appartamento con piccioni e insetti meno gioviali; i miei due coinquilini hanno il pregio di essere antropomorfi. Senza dubbio alcuno però, anche in casa mia, come nell’appartamento di Ugo Cornia, «all’interno delle stanze gli oggetti (che tendono al basso), giunti a terra, lì quasi sempre rimangono, senza distinzione tra cavi elettrici arrotolati, borse sportive, scarpe sportive con calze, sedie o gambe isolate di sedie; di modo che il visitatore in transito auspicherebbe un camminamento sopraelevato». Il testo di Ermanno Cavazzoni si trova su http://www.quodlibet.it/schedap.php?id=1768

HEMA BIASION
H spirano aliti di venti del sud
Eliche ed edere intrecciate
Magma lento e mutante
Accostamenti di colori curiosi
Biasion
Hema Biasion, ragazza adottata dall’India.

NATALIA FAGIOLI
Natalia Fagioli, nata a Cesena dove tuttora vive, laureata in Lettere classiche a Bologna nel 1969, ha insegnato nelle scuole medie superiori e, da quando è pensionata, attraverso esperienze di laboratorio anche di tipo interculturale, ha scoperto l’interesse e il piacere per la scrittura: autobiografica, di memoria, creativa.
Ha collaborato a progetti di Scuole ed Enti pubblici aventi come finalità la conservazione delle memorie individuali e collettive o l’integrazione di singoli e gruppi di recente immigrazione.
Ha fatto la biografa volontaria, volendo dare voce e rendere testimonianza a chi non ce l’ha.
E’ interessata alle tematiche interculturali, agli studi di genere e a quelli antropologici ed etnologici. Le piacciono anche la buona cucina, la pittura, l’archeologia, la letteratura e la musica, arti tutte che coltiva quanto può e vede nel confronto con gli altri un’opportunità di arricchimento.
Legge e scrive soprattutto perché le piace.

ANDREA MASIERO
Fin da bambino non sono mai stato veramente felice. Ho sempre dovuto darmi da fare per i miei genitori, pensare a loro, aiutarli, confortarli. Ho fatto tutto da solo fin da quando ero molto piccolo. Loro erano troppo occupati a litigare, lavorare, urlare, picchiare i miei fratelli. Io non volevo essere così come sono. Volevo fare l’attore di film western. Quando giocavo da solo e immaginavo che mi sparavano, ero bravissimo a fare il morto. Cascavo nel letto ferito a morte e stavo lì in una pozza di sangue. Poi mio fratello comprò un giradischi e io cominciai ad ascoltare la musica. Era sempre meglio che sentire le urla impazzite e le cattiverie che si dicevano i miei genitori. Poi un giorno, quando ho compiuto diciotto anni, mio padre ha detto che potevo andare via di casa, perché ero maggiorenne. Così sono andato via.

LORIS FABRIZI
Un’autobiografia è uno strano gioco dove la pedina del “sono” passa dal via del “voler essere” e ritira ventimila sogni, ma finisce nella prigione dell’”essere stato”; un gioco in cui le regole sono dettate dall’unico giocatore. Si riesce a capire che qualcosa non va solo dagli eccessi; nonostante ciò sono stato un pirata senza scrupoli e senza scelta perchè senza speranza, un giullare dal volto allegro e la coscienza triste, la voce notturna di una città senza più innocenza. Non mento, a patto di seguire le giuste prospettive della realtà e, più sotto, del contesto. Il cuore guarda palpitante a 800 anni fa, attraverso gli occhi della mia dolce, immensa, metà, sempre nella mia mente (lei) persa nel Medioevo (la mente) da cui lei mi ha piacevolmente strappato per proiettarmi nel futuro.

SARA ANIFOWOSE
Sono troppo pigra per farlo, ma pure orgogliosa. Quindi lo farò. Priva d’ispirazione al momento mi verrebbe voglia di scopiazzare qualche brillante intuizione di chi prima di me ha già dato. Ma sempre troppo orgogliosa e testarda per farlo senza un minimo di scrupolo. Rimpianti tanti, troppi. Sicurezze poche, quasi nulle. Nonostante ciò sono abbastanza felice. Faccia di gomma capace di smorfie comiche. Struttura fisica atletica mai sfruttata appieno. E gli acciacchi si sentono. Non chiedetemi da dove vengo, chiunque di noi potrebbe venire da qualsiasi parte del mondo. E poi dopo 26 anni uno si stufa e non sa più come rigirare la pappardella. Oggi sono brasiliana.

PATRICIA QUEZADA
Mi chiamo Patricia, sono nata nel 1962 di fianco all’oceano, giù, al sud, lontano. Adesso vivo in Italia. A Bologna. Sono insegnante di ginnastica, di piccoli, grandi e anche anziani. Nella mia ginnastica c’entra molto il gioco. Quando ero in Africa imparai a usare il gioco come lingua, e ridere insieme agli africani mi allentava il morso della nostalgia del vento freddo della Patagonia, e attenuava anche il ricordo del sole che morde la terra rossa della giungla amazzonica. Ho due figli, uno della Patagonia e uno della giungla. Vivo in Italia da più di diciotto anni, e la amo, con il suo bello e il suo brutto, ma sono solo di passaggio, aspettando il momento di tornare in Argentina.

MARIA PIA DI MOLFETTA
…c’era un tempo in cui segretamente scrivevo di me… sentimenti, pensieri, sensazioni, paure, soprattutto paure rimpinzavano le pagine… ma poi mi rileggo e non sono io… io sono Pia… il mio nome, squillante, minuto, sbrigativo, mi definisce… lo si può confondere con cento altre cose… via… zia… mia… dia… ma è solo e anche Pia… un agile, inquieto, sorridente pezzetto di un vecchio grasso ingombrante nome abiurato… basta così!!

FRANCESCA VELTRE
Bovina adulta di origine napoletana, allevata al nord dai 48 mesi. Mi nutro di prodotti di origine controllata preferibilmente bio. No OGM, no transgenico, no iperproteico. Splendida dentatura avorio. Poco moto molta acqua. Preferenza per stalla climatizzata e confortevole, ma infondo, mi accontento di una balla di fieno. Adoro i fiori e il sole di primavera. Accogliente, rassicurante e paziente vivo nel conflitto di un desiderio di mare. Debole per il nato sotto il segno del toro. Lieve intolleranza ai latticini.

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