La Fortezza (Luca Giannoccolo, Ludovica Santoni)
Giorno 1, Mercato Fiorito
ERB
Da quando sono diventata troppo alta non mi riesce più di nascondermi tra le gambe della mamma, sotto la sua gonna. È un peccato perché quando mi vergogno tanto, o non voglio vedere nessuno, penso ancora che sia quello l’unico posto al sicuro, stretta stretta alla sua coscia che si appiccica sulla mia faccia. Stamattina quando quelli ci hanno gridato contro che ci avrebbero fatti tutti a pezzi io ho subito pensato che il pezzo della mamma che volevo era la sua coscia. Addirittura mi aveva dato il permesso di saltare la scuola e andare con lei al mercato, non la vedevo così buona da tanti giorni. Mi sembra sempre che si le si spezzino i nervi da un momento all’altro. Il mercato che fanno nello spiazzo è un posto strano, la mamma non mi porta volentieri perché dice che si prendono le malattie per colpa degli Hyppos. Io all’inizio non capivo che voleva dire ma poi un giorno Gerim a scuola mi ha detto che quando guardi un Hyppos e lui pure riesce a guardarti negli occhi, lì ti sei ammalato e non c’è niente da fare e non puoi nemmeno tornare a scuola o a casa. Io un po’ ci credo a questa cosa, anche se la mamma dice che sono tutte frottole, però non le dispiaceva che io camminassi con la testa bassa in mezzo a quelle urla e quei bambini scuri e mezzi nudi. All’improvviso sento tre colpi di tamburo, ripetuti per tre volte. Da dietro le bancarelle colgo un movimento dal basso verso l’altro e BOOM. Mi arriva un cartoccio dietro il collo. Allungo la mano per toccare la treccia e… ma come si fa a fare una schifezza così? Era merda. Tutte le mattine ci prepariamo a uscire in mezzo a questi schifosi, trecce lunghe e strettissime per non prendere i pidocchi e ti ritrovi con i capelli sporchi di merda. La mamma mi ha stretto il braccio trascinandomi con sé verso il vicolo e mi ha scaraventato sotto la sua gonna. Sentivo la sua mano che spandeva quella cosa appiccicosa per tutto il mio braccio, la strada, i vestiti, i cappelli della gente erano coperti di merda. La gente fuggiva e inciampava nella fanghiglia e quelli infierivano. Ho abbracciato la sua coscia ma non c’era un bell’odore lì sotto, eravamo tutte e due ricoperte di letame. Uscite dalla calca la mamma mi tira fuori, la prendo per la mano e corro verso l’entrata alle mura. Chi ti vedo sopra Porta Tenia? Quel faccia da schiaffi di Gerim. Ho sentito la sua stupida risata ancora prima di vederlo. Mi ha seguito fino a casa canticchiandomi dietro “Erb treccia di merda!”. Ma domani le prende quel cretino. Un giorno lo amo e il giorno dopo mi fa schifo. Ma con gli Hyppos è diverso, loro fanno schifo sempre, fanno solo schifo!
KARRALD
Ho più vesciche ai piedi io che questi zozzi che camminano scalzi sulle penne di gallina marcite. Se l’Arma non mi dà un paio di stivali nuovi mercoledì prossimo mando i due sbarbatelli a fare il giro di ronda al mercato, ho tutte le suole forate. Questi arrivano freschi freschi di whiskey e puttane dal congedo e sono tornati più cazzari di come sono partiti. I calzini poi, cristo dio, non capisco come riesce mia moglie a farmeli trovare sempre umidi, sempre bagnati sulle punte e al tallone. Piove tanto, il clima è umido, dice sempre quella, ma allora la lavasciuga perché l’abbiamo comprata? Solo per il gusto di fare entrare quell’Hyppos a casa a scaricarcela?
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Nella giornata odierna, in seguito agli episodi di aggressione contro i cittadini Leismani, è stato proclamato lo stato d’emergenza.
Alle 10:00 di questa mattina, nell’area del mercato un numero imprecisato di individui di etnia Hyppos, uscendo da sotto le bancarelle in cui si nascondevano lanciavano cartocci di feci all’indirizzo di inermi cittadini Leismani. I rivoltosi si davano immediatamente alla fuga ma le forze di polizia intercettavano dieci di loro, mentre correvano lungo gli argini del fiume Tilo cercando di ripararsi tra le canne di bamboo. I soggetti fermati venivano subito identificati come ribelli e fucilati sul posto. Ora i cadaveri giacciono ricoperti di feci di bovino all’ingresso del mercato, come monito per ulteriori attacchi. Il sottoscritto si è recato personalmente controllare la posizione del mercante Talla, noto sobillatore legato al gruppo di lotta Hyppos. L’individuo mi ha ricevuto con le mani alzate, e benché negasse ogni addebito, è stato prontamente ammanettato. Mentre lo scortavamo all’interno delle mura, una decina di rivoltosi a cavallo aggrediva il sottoscritto e il sergente Ken. Per difendere la nostra incolumità, ci vedevamo costretti ad aprire il fuoco, uccidendo quattro aggressori, mentre gli altri riuscivano a fuggire, sottraendoci il prigioniero.
Tenente Karrald
Giorno 8
ERB
A casa c’è un grande silenzio, eppure saranno le 10 passate, è strano che mi abbiano lasciato da sola a casa. Sono giorni che tutti hanno i nervi tesi, papà non lo vedo quasi mai e la mamma invece vorrei proprio non vederla. Piange, si agita e a stento apre le persiane. Oramai, da più di una settimana, vedo che il sole riesce ad affacciarsi solo dai fori delle persiane, frammentato in piccoli cerchi sulla parete delle stanze. Stop. Neanche oggi ci hanno fatto andare a scuola, ci tengono a casa perché ci sono troppi movimenti, nella Fortezza: non si respira per la puzza dei camion che passano tutto il giorno. Sicuramente finché non mandano via tutte quelle facce nere non ci faranno fare niente. Io comunque con Gerim me la spasso sempre. Ogni mattina andiamo a lanciare le pietre alle lucertole nel parco dietro al fosso e ci facciamo grandi risate. È bello perché passa lui da casa mia, fa finta di essere timido con la mamma, ma appena lei mi dà il permesso di uscire e arriviamo dietro casa – al fosso sopra al fiume – diventa tutto spavaldo. È proprio un cretino (Lo detesto troppo.)
Ricordo che oggi c’era qualcosa in piazza, ne parlavano mamma e papà. Sicuramente staranno preparando qualche festa lì, è per questo che non ci sono.
Anche Gerim me ne aveva parlato. Suo papà, dice Gerim, sta costruendo un grande recinto di ferro intorno a casa. L’altro giorno non riusciva nemmeno ad uscire perché non capiva com’era il meccanismo per aprire le porte, ha provato a scavalcare, ma sua mamma l’ha bloccato, perché ha detto che in cima c’è la scossa, la scossa per gli Hyppos.
«Erb! Erb! Ci sei?» eccolo qui Gerim, ha sempre questo viziaccio di urlare per strada. «Ora scendo! Non urlare!» «Sbrigati! Fra un po’ inizia la festa!»
Corriamo come pazzi per le strade, arriviamo con i vestiti bianchi per la polvere e bagnati di sudore. Ci sono tutti nella piazza, ho visto pure la mamma con quel vestito serio serio e tutto nero. Hanno tutti la spilletta della Fortezza al petto, forse avremmo dovuto metterla anche noi, dico a Gerim. Lui si è già catapultato sui tavoloni imbanditi, è un ingordo!
I grandi oggi sono tutti molto concentrati. Da giorni ormai si sente sempre e solo «Chiudiamo le porte!», anche mamma e papà lo ripetono spesso. Oggi addirittura lo dicono dal palco della piazza.
Riesco a recuperare Gerim, ancora non è l’ora di mangiare. «Vieni Gerim, andiamo a nasconderci dietro le colonne dello spiazzo». Per arrivare al porticato dobbiamo separare le file delle sedie, corriamo veloce ma ci vedono lo stesso, pure la mamma. Chissà quante me ne dirà dopo. Ho visto anche le maestre, tutte con gli occhi sbarrati e le caviglie grossissime, che oggi non potevano nascondere per colpa della gonna. Pare che a noi più piccoli faranno fare delle cose per capire come ci si comporta se c’è un altro attacco degli Hyppos. Secondo Gerim ci daranno a tutti una pistola, un po’ vera e un po’ finta, e ci insegneranno ad usarla. Se l’avessi avuta quando quegli schifosi hanno cominciato a lanciare merda…
La manifestazione è una noia mortale, tutti seri ad ascoltare il generale che parla e ripete sempre le stesse cose «Chiudiamo le porte!» è la frase che si infila nelle orecchie di tutti. E balza pure agli occhi, manifesti attaccati ovunque. Anche sulla colonna dietro cui stavamo nascosti c’era un volantino attaccato. Guardavo Gerim di fronte a me, avevamo il fiatone per la corsa. Lui mi ha stretto le guance e mi ha infilato la linguaccia in bocca. «Chiudiamo le porte!» c’era scritto sopra la testa di Gerim, «Apri la bocca!» mi diceva quello schifoso.
Dagli altoparlanti la voce dei militari sembrava la cantilena delle maestre mentre spiegano storia. Ho pure visto la mamma sbadigliare durante il discorso, era vestita di tutto punto, con un tailleur nero e un fiocchetto all’altezza del cuore. Tutte le donne della Fortezza, nei momenti di ritrovo ufficiali, si vestono così. I papà indossano tutti la divisa militare, tanto chi non lo è oggi, sicuramente ha prestato servizio in passato.
KARRALD
Quale miglior modo di offrire a quei delinquenti un’occasione per assediare la Fortezza, se non organizzare una bella festa nella piazza centrale? Bambini e donne che girano disordinati tra i grandi tavoli, la banda che suona, una confusione bestiale. “Garantite la massima sicurezza ai nostri concittadini Lesmani, il vostro compito è proteggerli”. Così ho detto a quella mandria di bamboccioni disorganizzati. Se non mi avessero lasciato le spalle scoperte, Talla oggi sarebbe in prigione.
Invece Talla è là fuori, e quei quattro pezzenti che gli corrono dietro come scimmioni hanno saputo proteggerlo meglio che questi signorini incipriati della mia squadra.
Mia moglie, quella povera donna, mi rende la vita impossibile. È tutto un pianto e grida sguaiate, isterismi e angoscia. Anche a uscire di casa appena si leva il sole e a tornare quando è già buio non c’è modo di evitarla. Continua a dire che lasciare Leismania è stata la rovina della sua vita. Se lo ricorda, che avevo uno stipendio da fame e vivevamo a casa di mia madre come due adolescenti? Questa è una terra ricca, bellissima, campi da coltivare, clima mite, miniere di argento, braccia per il lavoro duro. Le stesse braccia che hanno ricoperto la nostra bambina di merda, mi dice.
Sarebbe bastato organizzarsi, è come arrivare in una savana e pretendere che le iene e gli sciacalli ti rispettino. Perché se non sai scrivere o costruire case in pietra, cosa ti distingue da una iena che mangia gli scarti dei leoni? Questo hanno fatto gli Hyppos, abbiamo dato loro paghe, cibo. Certo, tutto rapportato ai ruoli. Il leone sbrana la gazzella, la iena mangia gli scarti.
Invece ci siamo impuntati sulla libertà dell’individuo. La famosa democrazia liberale occidentale. Quella che fa morire di fame il quaranta per cento della popolazione e fa fare una vita senza tempo e senza pace al restante 59 per una paga ridicola e un bilocale in un palazzone, mentre il restante uno si contende isole intere del pacifico dove andare a svernare.
Avevamo diritto a una vita migliore, dovevamo soltanto educare queste bestie.
“Chiudiamo le porte!” E chiudiamole ‘ste cazzo di porte, tagliamoli fuori, lo spazio della Fortezza ci basterà, e se non basterà più ne creeremo un’altra. Ma bisogna trovare Talla, bisogna distruggere il seme della violenza prima che ci rendano la vita impossibile. Invece questi coglioni festeggiano, non hanno capito niente. Quelli sono ancora lì fuori, sono assetati del nostro sangue, l’invidia mangia i loro fegati un morso alla volta.
Ho visto la mia bambina. Stava dietro una colonna del porticato del Foro, con quel mascalzone che le sta sempre attaccato alla gonna. Non riuscivo a vederli bene ma a un certo punto l’ho visto volare via mentre la mia principessa gli tirava un calcio nel sedere.
Vorrei solo che potesse vivere una vita decente, una casa con un cortile, una macchina, un buon marito, dei figli sani. E per me, passare le domeniche a grigliare bistecche con dei nipotini che mi gironzolano intorno, mortificare un po’ qualsiasi idiota che avrà la fortuna di vivere con la mia Erb. È una tipa tosta. Ha il carattere del padre e gli occhi grandi della madre.
Giorno 40
ERB
Sono sicura che era Talla quella sera in camera mia. Mio padre non mi prende sul serio, mi sorride e annuisce per non farmi strillare. Mia madre è completamente rimbecillita. Gerim invece mi fa il verso e dice a tutti che Erb ha scoperto che Talla è un mangia-mosche. Io so quello che ho visto. C’era un‘ombra scura dietro il mio armadio, e la mosca ronzava, ronzava, non trovava pace. Ero nervosa e il rumore non mi lasciava dormire. Poi ho sentito come il rumore di una bocca che si apre e si chiude, lo sbattere dei denti. E all’improvviso della mosca nessuna traccia. Non ho sentito più nulla. Non ho dormito fino all’alba, l’ombra continuava a restare immobile e io a fissarla cercando di respirare piano per non disturbarla. Con le prime luci mi sono addormentata e non so come abbia fatto a scappare dalla mia camera, ma sono certa che era lui! Gerim può ridere finché vuole. A prendere in giro è svelto ma quando si tratta di un po’ di azione devi vedere come se la fa sotto! Ho escogitato un piano perfetto, lo prendo io quel bastardo di Talla! Questa sera non torniamo a casa per il coprifuoco. Lasciamo un piatto di cavallette fritte (le ho fatte preparare a mamma questa mattina) e le lasciamo sotto la siepe che è cresciuta sul margine del dirupo sopra il fiume. Gli Hyppos vanno matti per le cavallette fritte, quindi quando quello le vede e va per mangiarle, noi saremo nascosti dietro un olmo che sta proprio lì vicino: usciamo con la rincorsa, gli diamo una spinta e quello cade giù dal dirupo. Vedrai la faccia di papà quando scopre che la sua piccoletta ha messo KO il mercante! Gerim continua a dire che se passa la notte fuori la madre lo mena per un mese. E che lo menasse, dall’alba al tramonto, magari gli fa pure bene!
Ieri dopo scuola abbiamo giocato a nascondino per due ore, io ho vinto sempre ovviamente. Solo che dopo ero stanchissima e allora mi sono addormentata, come una pera cotta stesa sul prato. Dopo un po’ mi sveglio e vedo quello scemo che mi fissa. Era seduto di fianco a me e mi fissava. Mi sono tirata su alzata e gli ho dato una spinta e gli ho urlato che diavolo aveva da guardare. Allora quello si mette a correre intorno e strilla «ERB è BRUTTA BRUTTISSIMA ERB è BRUTTA BRUTTISSIMA BRUTTA BRUTTISSIMA!!». Allora io mi sono alzata, gli sono corsa dietro l’ho preso e ci siamo presi a schiaffi per un bel po’. Poi lo scemo che fa? Mi caccia la lingua in bocca di nuovo! Ogni tanto mi chiedo se è normale o è un po’ tocco. Io gliel’ho detto che non lo amo e non lo amerò mai, che mi fa schifo. Non lo so se è vero, ma tanto mi prende sempre in giro e allora che gli devo dire?
Speriamo che stasera non rovini tutto.
KARRALD
Noi pensavamo che sarebbe bastato un pezzo di formaggio per adescare quel sorcio, invece ci sbagliavamo, perché non è un topo ma un felino. Mi sono sbagliato fin dall’inizio. Si aggira come un’ombra, uno spettro che lascia tracce minime, impercettibili come la sua presenza, però le lascia e noi le troviamo, le vediamo. Ogni giorno per le nostre strade, nei campi subito dietro la Fortezza, noi le troviamo, e sono diventate dei tarli che ci mangiano l’intestino, sono diventate psicosi e insonnia. Però le lascia, e noi le vediamo. Ormai siamo di servizio anche per 20 ore al giorno e non c’è più una linea che separi la caccia dalla nostra vita. A volte, a letto con mia moglie, mi sembra di cercarglielo negli occhi stanchi. Però qualcosa la lascia, e noi la vediamo.
Ieri eravamo a uno sputo dal prenderlo, ha fatto troppo rumore il bastardo! Mentre tentava di uscire dal pollaio, scavalcando, avrà buttato a terra qualcosa, forse un pezzo di lamiera e ci ha fatti correre tutti lì. Quei polli erano impazziti, ho dovuto mantenerli calmi e richiamarli all’ordine «Tenente l’ho preso! Tenente l’ho preso!» urlavano mentre stringevano pennuti nel buio. Uno addirittura ha ucciso una gallina, l’ho mandato subito ad autodenunciarsi dal proprietario. Lui è stato molto comprensivo, sa bene che sono giorni che ci facciamo il culo per la sicurezza di tutta la Fortezza e la gallina ce l’ha regalata, per farci il brodo della cena. Io non capisco proprio come fa il Comando Centrale a rifiutarsi di mandare dei rinforzi! Aspetta che ci sia l’invasione? Dobbiamo dare un segnale a questi balordi e quanti più siamo meglio è. Talla è qua dentro, lo sanno tutti e continua a scapparci dalle mani. Evidentemente è abituato alla clandestinità, alla fuga. Ma ormai gli siamo alle calcagna, anche ieri nel pollaio ci eravamo quasi.
Lui non potrà scappare per sempre ma noi, invece, noi sì che lo possiamo cercare per sempre!
«Come dice, Tenente Karrald?»
Oh… pensavo a voce alta «mi scusi Generale Strider è stata una lunga giornata.»
«Cosa ci fa ancora qui? Sono le 16 e 30 e fra mezz’ora inizia il coprifuoco. Ve lo ripeto da giorni! Da giorni cazzo! È questo l’orario in cui tutti dobbiamo stare all’erta, c’è confusione, la gente si ritira a casa, c’è movimento… troppo movimento! Dovete stare tutti nelle strade a pattugliare!»
«Credevo di poter andare a casa, Generale, i miei uomini sono tutti per strada. Io sono in servizio da ieri sera.»
«Tenente Karrald, lei è un idiota! Corra immediatamente in strada! C’è un farabutto da catturare e lei indugia? Lei indugia? Io la caccio dall’arma… ah se la caccio! È stanco? È stanco? Qui non siamo in villeggiatura! C’è un’emergenza da contrastare, la nostra gente è in pericolo! Lei è un deficiente!»
Rigano dritti a casa i cittadini della Fortezza, non alzano nemmeno lo sguardo. Da quando si è sparsa la voce che un professore ha trovato e coperto Talla c’è la massima diffidenza, tutti sospettano di tutti. E fanno bene, a noi fa comodo perché tutti sono poliziotti, tutti sono guardinghi e quindi prima o poi lo staniamo. Ci sta togliendo la vita.
I miei uomini sono dei deficienti, si nascondono dietro gli angoli delle strade pensando che io non li veda ma a me non importa nulla da quanto non dormono e non si lavano! Qui si sta in prima linea, con gli occhi aperti. Non hanno ancora capito niente, questa è una guerra all’invasore e loro tradiscono la Fortezza per un sonnellino o una sigaretta dietro un palo. Idioti.
Giorno 41
Alle ore 06:10, il corpo esanime di Erb Arag, anni 10, figlia del tenente Karrald Arag, veniva rinvenuto sull’appezzamento di terra che costeggia il fiume Tilo, al di sotto del dirupo dove lei e Gerim Corild, anni 10, si erano nascosti per l’intera nottata. In seguito alla caduta dell’amica, il bambino rientrava in città urlando, e s’imbatteva nelle forze di polizia, che erano alla ricerca dei due fin dal coprifuoco del pomeriggio precedente. Secondo la testimonianza del minorenne, assistito dai genitori, i due erano nascosti in attesa che Talla trovasse il piatto di cavallette da loro stessi piazzato a pochi centimetri dal dirupo. Certi che Talla si sarebbe avvicinato al piatto, essi avevano intenzione di spingerlo giù dal dirupo. Si dava il caso, invece, che un animale di imprecisata natura si avvicinasse al piatto, provocando un fruscio di foglie, e avendo la bambina udito tale rumore, usciva allo scoperto, pensando che si trattasse di Talla e lanciandosi di corsa per spingerlo, ma non incontrando esistenze, cadeva accidentalmente dal dirupo, precipitando per 8 metri di altezza, fino alla spiaggia sottostante. Alle ore 9:00 nonostante numerosi tentativi di rianimazione al centro di pronto soccorso della Fortezza, viene certificato il decesso di Erb Arag.
Generale Strider
KARRALD
Erb, piccola mia. Erb, bimba mia. Perché?
Noi non ce ne siamo accorti, non si capisce mai bene quali sono i timori di una bambina. Ero felice di te, vedevo che crescevi forte e senza farti scavalcare. Tu eri come me e non me ne sono accorto, così catapultato nel lavoro com’ero, e proprio come me eri ossessionata da Talla. Proprio come me.
Mi hanno allontanato come un cane dalle ricerche, «sei troppo coinvolto» mi ripetevano tutto il tempo e alla fine, quando la freddezza del tenente ha ceduto il passo all’amore per mia figlia, l’agitazione si è impossessata di me e non credevo potesse accadere. Pensavo di essere professionale e distaccato con la divisa addosso, ma mi sono sfuggite di mano le emozioni… non ce l’ho fatta. Forse se fossi rimasto più calmo non mi avrebbero allontanato dalle ricerche e ti avrei trovata prima che accadesse tutto.
Dio! Non mi sono mai fidato di quei babbei che comando e li ho lasciati fare proprio quando c’era in ballo la vita della mia piccola Erb, non sono stato un buon militare e nemmeno un buon padre. Non so come sono andate le cose, non mi hanno tenuto aggiornato nonostante, dall’ufficio, tentassi di estorcere informazioni ai miei uomini che non so nemmeno più se sono ancora miei uomini o hanno iniziato a voltarmi la faccia. Al generale non piaccio e loro lo sanno. Al generale non piaccio e a me il rapporto del generale non piace, è inverosimile.
Stanotte in ufficio sentivo una sensazione strana, tutti erano ovattati nelle telefonate. Non si sbottonavano nel raccontarmi l’andamento delle ricerche, non si sono degnati di chiamare appena hanno trovato quello che hanno trovato e poi la mia Erb? Solo in ospedale si sono ricordati che il tenente loro superiore era anche quel padre in divisa che agonizzava davanti al telefono.
Io non credo più a nulla, e sicuramente la mia Erb aveva buon fiuto, pur essendo ancora una bambina e so bene quali sono i giochetti dei piani alti… quando la situazione sfugge di mano si tende a mistificare le cose e quindi un omicidio diventa un’accidentale caduta dalla finestra, una strage ben pianificata da noi viene poi cucita addosso a quelli che dobbiamo sconfiggere, e che diventano troppo forti. È questo quello che facciamo sempre e so bene quanto deve essere ferreo il segreto militare, so che non parleranno. Le punizioni sarebbero severissime e le conseguenze sulla gente deleterie, tutti i militari della Fortezza riempiono di bugie la propria gente. Lo facciamo per tutelare tutti. Tutti quelli che se lo meritano.
Erb, bimba mia
L’odio è un sentimento giusto, che tratta tutti al pari. Sono su quell’albero e odio tutto quello che vedo. Odio gli Hyppos là fuori e odio i Leismani qui dentro. Li odio entrambi, senza preferenze.
È strano vedere la Fortezza da sopra quest’albero, sembra un’isola. Intorno ci sono solo sterpaglie e capanne luride, e noi dentro che ci ostiniamo a chiuderci sempre di più. Da qua sopra si sentono bene gli uccelli che cantano, mi stanno perforando le orecchie. Cantano troppo forte. Ti sarai spaventata a passare la notte quassù, è pieno di insetti che ti camminano dappertutto. Sparo tutti quelli che odio, prima ho ferito alla gamba una femmina Hyppos che passava vicino al recinto con il figlio in braccio. Adesso urla, urla bimba mia e a me sta scoppiando la testa, perché grida così tanto? Vuole che la uccida? Gli uccelli anche urlano, cantano troppo forte.
Non credere, anche a me sparano. Mi sparano i colleghi, mi sparano i Leismani Erb. Io rispondo, sono il miglior tiratore… lo sanno bene. Un paio li ho feriti, un altro soldato semplice invece l’ho fatto fuori.
Cosa vogliono Erb? Io in mezzo a quei pazzi e a quegli altri schifosi non scendo. Rimango qua sopra, fino all’ultima pallottola.
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