Io in dieci righe: gruppo BLESK (V. Bolzonella, O. Mansour, L. Timofeeva)
VALENTINA BOLZONELLA
Se scrivo gioco col tempo e con lo spazio. Salto i mari, scavalco i muri, mi arrampico su pareti impossibili e riesco in tutto quello a cui credo di non poter arrivare mai. Una sorta di super potere, maneggio la realtà e la ricreo come mi piace. Le storie sono un’evasione verso ciò che ancora non ho visto, verso un ignoto che però esiste sempre, e ne accorcio le distanze riga dopo riga, parola dopo parola. Anche se sembra impossibile. Mi piace immergermi in mondi che paiono inarrivabili: la letteratura come la parola scritta è un gioco di immagini che mi affascina da sempre – da quando ero bambina e mio padre mi leggeva i fumetti per farmi dormire. E se leggere mi fa toccare quello che non hai mai visto, e me lo fa vivere con tutta me stessa, scrivere invece è una creazione molto più grande. È la mia creazione, il mio modo meraviglioso di guardami attorno un’altra volta ancora e con occhi tutti nuovi, è il modo che conosco per colorare la mia realtà. Scrivere è come fare un disegno dove non sei mai da sola.
OUSSAMA MANSOUR
Nasce in Tunisia (’91) e cresce in Emilia. Scrive e ragiona in italiano, per passione e forse per necessità. Vorrebbe rendere lo scrivere e il ragionare un lavoro. Da Gennaio 2016 frequenta la scuola di narrazione di Carlo Lucarelli. Affronta la vita e i suoi nemici a colpi di lettere. Ha paura della pigrizia e dei sensi di colpa. Ama conoscere, curiosare e viaggiare, come tanti. Si aspetta sempre qualcosa da tutti. I testi suoi e degli altri servono per farlo diventare uomo, integro magari. Ama scrivere poesie. Da poco si dedica alla prosa, con fatica, in cerca di soddisfazioni, che sa arriveranno. Per esempio, vorrebbe che tutti sapessero cosa significa il suo nome… (Leone).
LOLITA TIMOFEEVA (Lettonia)
Vorrei impastare i colori con le parole
per creare una droga potente che fermasse il tempo
in silenzio
per far posare lo sguardo del Nord
sulla bellezza del Sud
per insegnare l’Ovest
ad ascoltare l’Est
poi invertire le direzioni
e ripeterlo al infinito finché si crei un vortice
che risucchia l’ignoranza.
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