Metamorfosi narrativa e termodinamica della fantasia – Prefazione di Wu Ming 2
Volendo fare il verso alla divulgazione scientifica, si potrebbe dire che questa raccolta di racconti è il prodotto letterario di un laboratorio di scrittura collettiva, nel quale piccole cavie d’archivio sono state sottoposte per quattro mesi a esperimenti di metamorfosi narrativa e termodinamica della fantasia.
Se invece interessano le genealogie, allora questa raccolta è figlia dell’Associazione Eks&tra, dell’Università di Bologna e della Wu Ming Foundation.
Dai geni della prima ha tratto l’interesse per le narrazioni di approdi, intrecci, incroci di culture, meticciati, viaggi, espatri, nostalgie e ibridamenti. Tra corsi e concorsi, è più di dieci anni che Eks&tra lavora in questa direzione, troppo spesso solo sbandierata da chi, sotto un velo di bontà, nasconde il ghigno di vecchie intolleranze.
Dalla seconda ha ricevuto un tetto, le risorse per vivere e soprattutto i cervelli: studenti, dottorandi, ricercatori e un professore – Fulvio Pezzarossa – disponibili a lanciarsi in un’impresa dall’esito incerto.
Dalla terza ha ereditato una grave malattia, genetica ma anche contagiosa: quella di mettere insieme più teste e più mani per raccontare storie.
Come sorella maggiore, poi, ha avuto la raccolta “Intrecci”, nata solo un paio d’anni prima, ma già molto diversa dall’ultima arrivata: allora si partiva da un laboratorio aperto a tutta la cittadinanza, oggi si è passati a un corso universitario. Allora si chiedeva soltanto un racconto sul tema dell’incontro tra culture, oggi c’era il vincolo ulteriore del documento d’archivio da utilizzare come spunto di partenza, idea narrativa sulla quale impostare il lavoro di gruppo. E se da un lato si è perso qualcosa nella varietà dei narratori, dall’altra mi pare ci sia stato un guadagno netto nella motivazione al lavoro di gruppo.
Il risultato è un antologia più omogenea, più coesa della precedente, soprattutto grazie all’idea di usare l’archivio come serbatoio iniziale di storie: storie e fonti molto diverse tra loro, ma che danno un’aria di famiglia ai diversi oggetti narrativi. Si va da Russian Italy, un forum di russi che vivono in Italia agli articoli di giornale sul birrificio più alto – e più musulmano – della Penisola; dalla testimonianza in video di una coppia di ebrei, passati per i lager nazisti e poi per i campi profughi del Salento alle carte di un nonno che pretende giustizia per un occhio perduto in tempo di guerra, dall’intervista a un sopravvissuto della tragedia di Marcinelle all’intricata vicenda familiare di una chiave e della sua serratura (unica cavia , tra quelle sottoposte a metamorfosi, a non aver retto l’impatto della cura). Vicende che affrontano il tema dell’approdo, del contatto con l’altro, da prospettive in qualche modo complementari, con medaglie e rovesci, intese e malintesi. Racconti che trasmettono, anche, il piacere che li ha plasmati, il divertimento di quell’artigianato collettivo che è la scrittura di gruppo. Racconti che, credo, mettono voglia di leggerne altri simili e di augurarsi che la stirpe di Eks&tra non smetta di generare la sua prole coraggiosa.
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